Donne media e potere

<<Donne che vorrebbero lavorare nei media. Cosa si può fare? Se non ora quando, ma cosa e come>>? Con queste domande della segretaria generale della CGIL, Susanna Camusso, è stato aperto il dibattito "Donne, media e potere". Presenti la giornalista del Corriere della Sera, Maria Laura Rodotà, il direttore dell'Unità,Concita De Gregorio e Irene Tinagli, cervello in fuga, docente di Economia all'Università Carlos di Madrid. <<Non è una stagione in cui è facile poter dare consigli -ha sottolineato la Camusso-. Viviamo con il problema della precarietà. La manifestazione del 13 febbraio ha mostrato quanta rabbia hanno le donne. Dobbiamo ragionare sul dafarsi. Prima cosa dovremmo uscire da questa condizione di solitudine vissuta dalla categoria. Questa condizione ci allontana dalla ricerca di una prospettiva professionale. La solitudine è la faccia colpevolizzata di questa situazione. Il mondo dell'informazione è adombrato da una falsa immagine, quella degli scambi di favori e non di competenze. Cultura e informazione -conclude la Camusso- non sono solo pratica di scambi. Bisogna costruire un fattore all'ordine del giorno diverso>>. Ha raccontato invece la sua fuga all'estero Irene Tinagli <<Mi sono permessa il lusso fuori dall'Italia di dimenticare di essere "donna". Da dieci anni lavoro all'estero, in paesi del nord Europa, e la questione dell'inserimento lavorativo femminile non esiste. Che qui si parli di donne è inquietante.In Italia le donne hanno spesso come nemici le stesse donne. Sono forse i motivi culturali a rendere il genere femminile vittima di un sistema maschilista. La mia vita da undici anni è una valigia ma sono felice di portare avanti il mio lavoro>>. La giornalista del Corriere, Maria Luisa Rodotà ha allora invitato i presenti ad una riflessione <<Come si fa ad essere assertive se si è precarie>>?Alla domanda ha risposto, il direttore, Concita De Gregorio <<In Italia il problema della fuga dei cervelli è legato alla politica del governo degli ultimi anni. C'è stata un'evoluzione delle donne, negli ultimi quindici anni, incredibile. Percezione e autopercezione hanno aperto gli orizzonti, ma il mercato è rimasto chiuso. La dimensione della precarietà è come una trappola dalla quale non si esce. Le giovani non possono decidere oggi di fare un figlio o prendere casa perché la precarietà non è più una condizione transitoria ma definitiva. Non ci sono prospettive>>.
<<Il paese dovrebbe riuscire a guardarsi allo specchio, - ha sottolineato la De Gregorio- così come hanno fatto i giovani negli altri paesi europei che hanno rotto gli schemi. La situazione politica in cui ci troviamo non è una catastrofe naturale, non siamo vittime di qualcosa di non prevedibile. Viviamo il risultato di trappole lessicali e sostanziali delle politiche di conciliazione dei trenta giorni, ma mai a lungo termine. Non aver risolto il problema del conflitto di interessi ci fa capire come siamo impotenti. Il problema del precariato non è solo legato al lavoro ma è un fattore esistenziale, ancorato alle stagioni di un governo fondato sul consenso della paura e dell'ignoranza>>.

Giusy Cantone