C’era una volta il live blog. È l’ora della condivisione dei contenuti ‘real-time’

di Lillo Montalto Monella

Il giornalismo ‘in tempo reale’ evolve ad una velocità impressionante, e ciò che qualche mese fa era considerato il futuro, oggi è solo il punto di partenza dell’ennesima innovazione.

Qualche anno fa il termine blogging era sulla cresta dell’onda, cavalcato dall’Huffington Post. Poi venne la terribile ‘diretta Twitter’, e l'idea che mettere in pagina un widget (operazione peraltro replicabile da qualsiasi blogger di paese) ci rendesse tutti automaticamente più social, quindi più moderni, quindi più belli.

Qualche mese fa, quasi in contemporanea con lo sbarco in Italia della visionaria creatura di Arianna Huffington, il termine più in voga sembrava infine essere quello di live blogging.

Un’evoluzione della specie. La cosiddetta ‘diretta news’: aggiornamenti in tempo reale, compresenza dei vari social media, tono informale, commenti mail e foto dei lettori, possibilità di bloggare tutti insieme, in tempo reale, chi dalla strada, chi dal treno, chi dalla redazione.

L’ultimo show Berlusconi-Santoro è stato a suo modo la consacrazione del live blogging: la serata è stata seguita – con diverse strategie editoriali –  da tre pesi massimi del giornalismo di carta italiano (escludendo dal computo quei giornali dalla colorazione rosa o tendente al rosa).

Una riedizione di quella che oltralpe chiamano second-screen experience, e che si basa su un concetto molto semplice: far avvenire la discussione sul proprio sito, non più sui social media, e monetizzare lo sforzo redazionale che verrebbe prodotto in ogni caso. Riportare a casa il traffico, quindi, per vincere la grande sfida della sopravvivenza.

Ebbene, neanche il tempo di abituarcisi, e già il modello live blogging apre altre porte verso nuovi orizzonti.

Il presente (perché parlare di 'futuro' rende la prospettiva quasi eterea, intangibile, mentre è già realtà, e può essere già sfruttata commercialmente) è la condivisione dei contenuti real-time fra le redazioni di tutto il mondo.

Vale a dire: il live blog diventa globale, e può essere condiviso fra una o più redazioni, in contemporanea, con conseguente caduta delle barriere spazio-temporali. Tutto ciò significa partnership editoriali e commerciali per le redazioni nostrane. Tutto ciò significa, in parole povere, più contenuti di qualità e più opportunità di monetizzarli, che è poi ciò di cui ogni editore che si rispetti va in cerca.

Un esempio concreto

La settimana prossima Obama si insedierà alla Casa Bianca. L’Associated Press metterà a disposizione il live blog dell’evento ai suoi vari media partner in giro per il mondo.

Tutto ciò è possibile grazie ad un modello chiamato syndication, implementato dalla piattaforma per la produzione di contenuti real-time, ScribbleLive (per la quale lavoro, prevenendo ogni domanda in merito: se scrivo queste righe è in definitiva perché credo profondamente nel modello proposto).

Ogni redazione con un contratto AP o ScribbleLive potrà ricevere il live blog dell’evento, in tempo reale, senza alcuno sforzo. Sarà possibile moderare il flusso in entrata, selezionando solo le parti dell’evento che più interessano (foto, video, flash update, infografiche, analisi, commenti tratti dai social media etc.) e proporle ai propri lettori.

L’opportunità di poter scegliere quale materiale ‘in entrata’ interessa di più –  giunta a quella di potere pre-visualizzare, editare e aggiungere il proprio contenuto originale – rende la narrazione in tempo reale offerta da un’agenzia stampa come la AP appetibile anche per redazioni che parlano lingue diverse dall’inglese. Redazioni come quelle italiane.

Cosa significa?

Significa essere sempre presenti in diretta, da tutte le parti del mondo. Significa contenuto fresco, autorevole e originale, da poter offrire ai propri lettori come vera e propria narrazione giornalistica. Significa guidare i propri lettori nella complessità della notizia, superando con un balzo coraggioso i 140 caratteri di Twitter. Significa real-time storytelling, significa qualità che trascende la brevità e la velocità. Qualità, che poi l’unica ricetta possibile per vincere la quotidiana battaglia per la sopravvivenza, nonostante tutto il riempirsi la bocca di cambiamento.

Significa, infine, soldi: il contenuto condiviso è facilmente monetizzabile, in quanto facilmente accessibile.

Come già scrivevo, la tipologia del contenuto real-time è più ‘appiccicosa’ (sticky, in inglese): è infatti capace di magnetizzare sguardi sulla pagina per periodi infiniti, che arrivano fino a 30 minuti (come accadde alla Reuters in occasione del live blog sul terremoto in Giappone).

Si tratta solo di pianificare le proprie strategie real-time, creando nuove partnership editoriali e contemporaneamente ripensare al modo con cui si vende la pubblicità in pagina. Fondamentale è in tal senso saper monetizzare la lunga permanenza invece che il singolo click.

Il modello Mashable

Il modello di condivisione di contenuti real-time non funziona solo in entrata, ma anche in uscita. In occasione del lancio dell’iPhone 5, Mashable ha condiviso la propria diretta con più di 80 redazioni in giro per il mondo, amplificando il proprio brand reach, come viene chiamato in inglese, e in alcune occasioni vendendo (con scambio vero e proprio di soldi) la propria diretta ad altri media interessati – ma che per forza di cose non potevano essere a San Francisco.

Le cose si muovono in fretta, in questo mondo real-time. La speranza è che anche l’Italia sappia abbracciare il cambiamento, prima che la parola d’ordine diventi inesorabilmente un’altra.