“Però ti diamo visibilità”: lo stato del giornalismo precario in Italia

photo by Mario Panico

È iniziato con una citazione di Umberto Tozzi - “Primo Maggio, su, coraggio!” - il tradizionale appuntamento del Festival con i giornalisti precari. Un appuntamento che ha constatato la scomparsa del tema “precari” dall’agenda dei media nazionali, nonostante l’attualità della tematica testimoniata dalla forte affluenza alla discussione moderata da Ciro Pellegrino di Fanpage.it.

Tante realtà diverse quelle del precariato Italiano, con frammentazioni regionali che delineano un quadro complesso e non particolarmente ottimistico, nonostante alcune felici eccezioni. Ci sono i sindacati scomparsi, come la Assostampa Campania, chiusa a causa di un debito di tre milioni di euro e non ancora ricostituito. C’è la disarmante condizione dell’Ora della Calabria, quotidiano che ha visto interrompere la stampa del giornale e oscurare il sito internet, mentre i giornalisti sono in ferie forzate con una minaccia pendente di licenziamento. Ci sono infine gli innumerevoli casi di testate cartacee o online che coscientemente sfruttano i propri collaboratori pagando con cifre irrisorie gli articoli dei collaboratori.

A offrire un barlume di speranza c’è l’esempio di Refusi, coordinamento di giornalisti precari veneti che è riuscito a ottenere risultati concreti e che funge da esempio per le altre realtà regionali del paese. L’associazione, nata sette anni fa, ha dato vita ad un movimento compatto che è lentamente riuscito ad inserirsi nelle realtà istituzionali dell’Ordine e del Sindacato dei Giornalisti, riuscendo a ottenere un riconoscimento e dei benefici pratici per i giornalisti precari (come convenzioni sanitarie, corsi di formazione gratuiti, tutele lavorative per i collaboratori). La realtà veneta sembrerebbe gettare una luce ottimistica sul futuro del giornalismo precario in Italia, ma universalizzare questa particolare situazione applicandola a realtà diverse come quella della Campania o della Calabria rivela le pesanti differenze di fondo tra le diverse situazioni regionali.

Ciro Pellegrino sottolinea come la frammentazione regionale abbia un’influenza significativa sulla questione del giornalismo precario in Italia. “La cosa che stupisce è che non si riesce mai a fare un discorso nazionale” e la questione dei giornalisti, tranne in rarissimi casi rimane nell’ombra. “In due ci hanno provato in maniera seria”, continua Pellegrino: “Report molti anni fa, e Iacona qualche anno fa hanno raccontato la storia dei giornalisti precari.” I licenziamenti, le vertenze, la crisi dell’editoria non compaiono però sulle pagine dei quotidiani nazionali, se non occasionalmente quando vengono riportati in chiave strettamente economica. “Chi ha interesse in un mondo autoreferenziale come, per eccellenza, quello dei giornalisti a fare una cosa del genere?” si chiede Pellegrino.

Rimane aperta la domanda posta dal titolo stesso dell’evento: è una battaglia persa quella dei giornalisti precari? Dalla discussione sono emersi due sentimenti opposti ma complementari, che riflettono chiaramente la divisione generazionale della categoria: la speranza dei giovani che si avvicinano alla professione si scontra con la disillusione di coloro i quali, alle soglie dei quarant’anni, sono stanchi del precariato. E soprattutto quando si parla di giovani il divario tra il giornalismo italiano e le realtà estere emerge in tutta la sua drammaticità. Se spesso in Italia il lavoro gratuito viene spacciato per opportunità di promuovere il proprio brand personale ed ottenere visibilità, all’estero, dice Ciro Pellegrino, “è implicito che il personal branding sia collaterale a un lavoro regolarmente retribuito”. Le testate straniere non dicono ai propri collaboratori “questo pezzo non te lo paghiamo questo mese, però ti abbiamo dato un sacco di visibilità”. “Non succede, non è possibile, non è accettabile” spiega Pellegrino, mentre in Italia la visibilità viene scambiata per una “prestazione d’opera gratuita”.

La conferma dell’importanza di questa terza edizione del meeting del Festival sul precariato è stato il raggiungimento di una tappa importnate sulla strada del riconoscimento per l’equo compenso per i giornalisti. È arrivata da Twitter La notizia è arrivata da Twitter: il Sottosegretario all’Editoria Luca Lotti, accogliendo la richiesta di una rapida azione di governo avanzata da Ciro Pellegrino durante il dibattito, ha annunciato la convocazione di un incontro per definire le misure attuative per la legge sull’equo compenso per il 14 Maggio prossimo. Un piccolo tassello che, si spera, contribuirà a delle condizioni di lavoro che rispettino maggiormente la dignità dei giornalisti precari e conferire un po’ di credibilità all’ambiente del giornalismo italiano nel suo complesso.

Giulia Saudelli