Joanna Geary: “Non immagino un giornalista senza Twitter”

di Claudia Torrisi

photo by Jemini Nayee

Del rapporto tra Twitter e giornalismo ha parlato Joanna Geary, ex direttore dello svilupo digitale del Guardian e attuale Head of News di Twitter UK, ospite al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia. Con 240 milioni di utenti Twitter è uno dei social media più diffusi e più influenti al mondo: due terzi dei leader mondiali hanno oggi un account, come ha ricordato infatti la stessa Geary durante il workshop.

Il mondo dell'informazione è diviso tra chi demonizza i social network, colpevoli di aver rovinato il mestiere, e chi non può farne a meno. Ma si può fare il giornalista oggi senza usare twitter?

Credo di no. Anzi, non riesco nemmeno a immaginare come si possa essere un giornalista oggi e non usare Twitter. È uno strumento essenziale per chi fa questo mestiere oggi. Anche se non si possiede un account o non si pubblica nulla, si può utilizzare Twitter per cercare informazioni e tenersi in contatto con l'area in cui si lavora. Ignorarlo è preoccupante. Si potrebbe pensare che io lo dica perché ci lavoro, ma la pensavo allo stesso modo quando lavoravo al Guardian. Twitter può essere una risorsa anche per le agenzie di stampa: potrebbero rinnovare le loro fonti, aprirsi a un pubblico più vasto.

È uno strumento adatto e funzionale per tutti i tipi di giornalismo?

Credo che Twitter mostri tutto il suo potenziale sulle 'breaking news stories' perché è in grado di garantire il reperimento di informazioni molto velocemente. Il che è fondamentale per questo tipo di eventi. D'altro canto, credo che ci siano molti modi per servirsi di Ttwitter anche in altri ambiti del giornalismo. Una storia che mi piace molto è accaduta circa due anni fa a un reporter del Guardian. Voleva fare un'inchiesta sulla situazione in Grecia durante la grande crisi economica, focalizzandosi sul modo in cui le persone stessero affrontando quel momento. Ha scritto su Twitter la sua intenzione di andare in Grecia e ha chiesto agli abitanti di fargli da guida. Nonostante sia partito senza un progetto preciso, è riuscito a introdursi all'interno di comunità e situazioni che non avrebbe mai scoperto con i metodi tradizionali. Ma c'è anche dell'altro. Penso all'uso che se ne può fare per ricavare dati come la misurazione del consenso, il 'sentiment' della gente riguardo qualcosa. Ci sono anche studi accademici a riguardo.

Com'è possibile coniugare la velocità del flusso di informazioni su Twitter e la necessità di verificare le notizie e le fonti? Dobbiamo rassegnarci a un giornalismo veloce e poco ragionato?

Questo dipende dalla situazione. Twitter possiede degli strumenti per la verifica, ad esempio si può controllare l'autorevolezza della fonte. Se ne implementeranno certamente di nuovi, sarà un lavoro sempre più preciso. Credo che in generale sia davvero importante che i giornalisti continuino ad avere il ruolo di verifica delle notizie prima della loro diffusione. D'altro canto, però, i social media in generale hanno fatto sì che la gente si aspetti che le informazioni arrivino velocemente. I giornalisti dovrebbero, a volte, spiegare alle persone che la verifica delle notizie richiede del tempo. Altrimenti la gente non capisce perché gli organi di stampa non pubblicano qualcosa che sta già sui social media nel momento stesso in cui sta accadendo. I giornalisti devono comunicare con gli utenti ed essere quanto più trasparenti possibile riguardo questo processo.