DECA: UN COLLETTIVO DI SCRITTORI IN NOME DEL LONGFORM JOURNALISM

Perugia, 03/05/2013

Speakers: Stephan Faris e Marc Herman, co-fondatori di Deca

Stephan Faris e Marc Herman, alle 18.30 nella Sala Perugino dell’Hotel Brufani, hanno presentato un nuovo modello di business e un fenomeno innovativo nel panorama dell’editoria, che ha dato il titolo all’incontro: “Deca: un collettivo di scrittori in nome del Longform Journalism”. Un fenomeno paragonabile a ciò che Magnum ha rappresentato per la fotografia – ha spiegato Faris – ma che, in questo caso, coinvolge gli scrittori. Deca, infatti, come Magnum, è una cooperativa, ma di  ‘longform journalists’, provenienti da varie parti del mondo. L’idea alla base del progetto è quella di scrivere storie da 20.000 caratteri, storie senza tempo, che coinvolgano il lettore e catalizzino il cambiamento. Tali storie – le prime verranno pubblicate questo mese – prima di arrivare al pubblico, verranno editate e approvate dal collettivo. In questo collettivo – hanno spiegato i due autori – il lavoro ed i successi vengono condivisi, anche perché se il saggio pubblicato da uno degli scrittori ha successo, gli introiti vengono redistribuiti tra tutti i giornalisti, e Deca ha più possibilità di autosostenersi, coprendo anche le spese legali. Si tratta, infatti, di un modello di business mai tentato prima dai giornalisti, completamente diverso da quello usato dalle case editrici o dalle testate giornalistiche che, piuttosto – ha detto Herman – tentano di incentivare la concorrenza tra chi vi lavora. “Tutti abbiamo già vissuto la nostra fama con i giornali per i quali abbiamo lavorato” – ha aggiunto – “ma la fama non ci interessa ora: vogliamo creare un nuovo modello e la collaborazione ci consente di fare delle cose che, altrimenti, sarebbero impossibili da realizzare. Inoltre –secondo Herman, lavorando insieme, lo sforzo è minore. “Viviamo in un’era in cui si chiede ai giornalisti di vendere se stessi, costruire il proprio brand [….] nessuno correggeva i miei articoli nella testata per cui lavoravo prima. Creare un brand in nove è meno complicato e meno faticoso”. Ha poi spiegato che essendo in 9 a pubblicare lo stesso brand, le spese di marketing sono minori, senza contare l’uso diffuso dei social come mezzo per farsi pubblicità.
La seconda metà dell’incontro è stata, invece, dedicata alle domande del pubblico. Agli autori è stato chiesto come gestiscano gli introiti, come avrebbero strutturato il loro sito web, se potessero presentarsi “problemi di concorrenza” nel momento in cui si trovassero di fronte alla scelta di destinare i loro articoli a Deca o ad altre testate che si dimostrino interessate.
Quanto alla gestione degli introiti, gli autori hanno risposto di avere regole per tenere sotto controllo i costi e dividere i guadagni. “Abbiamo una formula che stabilisce le quote per ciascuno e poi vengono redistribuiti eventuali profitti extra. [….] Facciamo gli editor a turno” – ha detto Herman.
Quanto al sito web e alle storie, esse non verranno pubblicate online: questo per evitare che i meccanismi pubblicitari con cui vengono pagati i giornalisti comportino una spesa di 5$ per il lettore. Faris e Herman hanno tenuto, inoltre, a sottolineare la differenza tra questo progetto – che punta all’approfondimento delle storie, quasi impossibile in un giornale tradizionale – e un blog. La loro scelta, infatti, spiega che la storia che vogliono raccontare è importante, Deca non darà vita ad un blog, dal quale differisce anche dal punto di vista economico. Infatti –secondo gli autori – la gente è disposta a spendere soldi per un libro mentre si pensa che tutto ciò che è online debba essere gratuito.

Chiara Borsini