Social TV, social radio e talk show: il valore della conversazione in rete

Marianna Aprile – giornalista di “Oggi”
Antonella di Lazzaro - direttore di media Twitter Italia
Alberto Marinelli – professore all’Università “La Sapienza” di Roma
Antonio Pavolini – analista dei media
Rosa Polacco – conduttrice di Radio Rai 3

18 aprile – A Palazzo Sorbello gli ospiti testimoniano come oggi talk show televisivi e radiofonici facciano della conversazione in rete un punto di forza dei propri format. Il Professor Alberto Marinelli, a dimostrazione dell’importanza dello studio di questa rivoluzione digitale, riferisce come organi televisivi, nonostante concorrenti, abbiano portato avanti insieme ricerche sul fenomeno.

L’audience produce plusvalore non remunerato co-partecipando nella realizzazione dei format. Si assiste ad una redistribuzione di poteri tra produttori e audience. Per uno studio analitico del fenomeno il Professore cita due metafore. Il “networked media space” è quello che abbina in ogni momento, attraverso dispositivi come tablet, media e persone. Nuove pratiche sociali stanno cambiando radicalmente la configurazione mediale. Dagli “affetti” (o emotività) dipende l’equilibrio di potere tra produttori e audience: l’engagement dell’audience determina il successo di un format.

Antonio Pavolini cita il talk show “Millennium” come esempio di successo dell’utilizzo dei social network ed in particolare del contributo dei cosiddetti “twittaroli”. Marianna Aprile, in quanto conduttrice di Millennium, descrive l’esperienza: “abbiamo portato nello studio i critici severi che di solito twittano dai loro divani”. Hanno fornito valore aggiunto alla discussione in studio in tempo reale. Dare visibilità a chi usa Twitter è una sorta di diritto di cittadinanza.

Un altro esempio di successo è la trasmissione “Tutta la città ne parla” di Radio Rai3. Sono i commenti dell’audience a determinare le domande in onda.  Rosa Polacco spiega come il programma sia nato nel 2010 per sfruttare il capitale del pubblico nel social radio. Le telefonate ricevute tra le 8.00 e le 8.40 costituiscono il format della puntata che va in onda alle 10.00. I commenti su Facebook, Twitter ed SMS vengono letti in diretta ed alcuni degli ascoltatori vengono chiamati per partecipare attivamente alla trasmissione. Gli ascoltatori sono fonti dalle competenze equiparabili a quelle degli ospiti esperti invitati negli studi. Il valore dei social network è estremo: la parola è uno scambio autentico come dimostra il dispiacere seguito alla scomparsa di due ascoltatrici assidue.  È in corso una ricerca sull’uso di Twitter su Radio Deejay e Radio3 secondo cui il capitale affettivo in Radio3 è minimo mentre è grande il senso d’identità: vale a dire che gli ascoltatori sono più razionali che emotivi. Su Radio3 il numero di follower è inferiore ma le interazioni sono superiori rispetto a Radio Deejay. Radio3 è molto più democratica e meno gerarchica.

La direttrice di Media Twitter fornisce alcuni dati. Il 60% degli utilizzatori di Twitter in relazione alla TV ha la sensazione di entrare in forte relazione con le persone. Twitter è il microfono che amplifica le conversazioni. Il fenomeno è un beneficio per il pubblico che si diverte di più; per i produttori che hanno feedback; per i brand che realizzano pubblicità più efficaci. La vita del tweet è prolungata da tv e giornali. Il broadcaster inserisce online gli hashtag per indicare dove si realizzerà la conversazione. La audience di Twitter è pregiata ed è costituita dal pubblico fedele alla trasmissione social. La resistenza al cambiamento dipende dalla concorrenza dei contenuti tra tv, radio ed internet.

Secondo l’analista Pavolini occorre conoscere i rischi della digitalizzazione. I social network sono emblema della pornografia dello sfogo e Salvini è uno di coloro che ha approfittato della pornografia dell’insulto. I social stanno riproducendo la cultura televisiva degli ultimi 30 anni fatta di arroganza e violenza.

Monica Abd El Messih