SOCIAL LETTERATURA: SCRIVERE DI LETTERATURA IN 140 CARATTERI

Che cos’è la letteratura ai tempi di Twitter? È possibile promuovere la lettura con 140 caratteri? A Palazzo Corbello si è discusso di letteratura 2.0, in particolare dell’uso che la letteratura può fare di Twitter. Il panel, moderato da Giulia Ciarapica di Ghigliottina.it, ha messo in luce i nuovi intrecci tra social e letteratura: condivisioni di letture, nuovi modi di raccontare e l’emergere di nuove figure, quali i bookblogger.

I cinguettii, freschi e immediati, rappresentano un’ulteriore voce che permettono ai lettori e alle lettrici di esprimere il proprio giudizio sui libri. L’imperativo, però, deve essere l’autonomia dalle case editrici sia per i tradizionali mediatori culturali che per le figure emergenti come i bookblogger. Uno dei rischi che si corre è però l’epilessia da tweet: la rapidità dei social, infatti, non corrisponde al processo lento della lettura, che esige una certa profondità.

Quella della letteratura deve essere una missione per sensibilizzare i giovani lettori, soprattutto considerando che il 40% delle persone adulte legge un solo libro all’anno di fronte a 60.000 titoli pubblicati. Per Loredana Lipperini, scrittrice e conduttrice di Radio 3, “è utopico pensare al momento che i social possano aumentare le vendite. Vendere un libro è frutto di un’alchimia particolare. Succede ancora, infatti, che si compri un libro per un passaparola spontaneo. Forse bisognerebbe far sì che nascano le nicchie attorno ad un determinato libro”. La scrittrice è più incuriosita dalle sperimentazioni linguistiche in 140 caratteri, quasi un esperimento alla Queneau.

E’ innegabile che Twitter funga da cassa di risonanza, anche se gli account delle case editrici si dedicano ad un libro solo durante la prima settimana in cui è uscito, sulla scia dell’editoria tradizionale. Questa è l’idea della scrittrice Nadia Terranova, che vede nella piattaforma una possibilità per la poesia, che al momento è in una fase di stagnazione e grazie ai social può avere più visibilità.
Maria Anna Patti, ideatrice dell’account Casa dei Lettori, ha, invece, creato un luogo dove ogni lettore può sentirsi libero di esprimersi. E’ una vera e propria libreria virtuale in cui non si fa promozione, ma si condividono letture.

Anche l’autorevole Accademia della Crusca è scesa nella social piazza di Facebook e Twitter per rispondere, in particolare, allo zoccolo duro dei lettori, il 2%, che presta un’attenzione spasmodica per l’uso linguistico. L’incontro con i lettori/utenti mostra, però, un pregiudizio cognitivo, poiché la materia linguistica è grigia e spesso non si conoscono i meccanismi reconditi della lingua.
L’interazione con i follower in ogni caso è alta, anche se spesso si incontrano “i leoni da tastiera”, i cosiddetti troll. Se da una parte, infatti, si creano anche legami di affetto con i propri follower, altre volte la violenza verbale prende piede sulla rete. Secondo Lipperini, infatti, il vero danno della rete è pensare che sia a misura del nostro ego e uno scrittore, in particolare, può avere il diritto di non interagire. I social, dunque, sono una grande ricchezza per parlare di letteratura, tutto dipende dal giusto utilizzo.

Alina Dambrosio