Mettere fine alle mutilazioni genitali femminili: giornalismo e attivismo su scala globale

A qualcuno sembrerà semplicemente una sigla. Eppure dietro l’acronimo FGM si nasconde una pratica estremamente crudele, esercitata ancora sui corpi di giovani donne e bambine in molte parti del mondo.
Secondo un recente studio delle Nazioni Unite, sono circa 200 milioni i casi di Mutilazione Genitale Femminile accertati a livello internazionale. Si prevede che a questi altri 15 milioni si aggiungeranno entro il 2030. Eppure, si moltiplicano i movimenti di opposizione, tra cui quello sostenuto da Jaha Dukureh, attivista oggi al centro di un intenso dibattito nell'ambito del Festival Internazionale del Giornalismo.
Con lei, presso la Sala del Dottorato a Perugia, Mary Carson, giornalista al Guardian, ed Elisa Finocchiaro, direttrice di Change.org Italia. Tre nomi, espressione di realtà differenti, ma uniti da uno stesso obiettivo: portare a un cambiamento positivo. Come quello raggiunto della campagna globale #ENDFGM, che dal 2015 le vede parallelamente coinvolte.
“Il nostro primo approccio a questa problematica è stato quello di raccontare la storia di queste giovani donne - ha raccontato Mary Carson - ma ci siamo subito accorti che per loro era molto difficile esporre le proprie vicende personali. Abbiamo deciso così di attivare una campagna mediatica indirizzata a fornire alle stesse gli strumenti per farlo. Per un maggiore risultato, ci siamo avvalsi di Change.org, uno strumento molto potente”.
“Non credevo di potercela fare - ha affermato Jaha Dukureh -  ma il sostegno del Guardian e la presenza su Change.org mi hanno permesso di cambiare il mio paese. Grazie a questa piattaforma sono riuscita a incontrare il presidente e a raggiungere personalità importanti. Oggi questa pratica è ufficialmente bandita dal Gambia, mio paese di origine. Ma c’è ancora molto da fare, soprattutto a livello culturale”. La petizione lanciata dall'attivista su Change.org conta ad oggi 221.181 sostenitori.
“Quella sul tema è una delle principali campagne realizzate in collaborazione con una grande testata. Ma il Guardian - ha specificato Elisa Finocchiaro - non è l’unica in questo senso. Tra le altre, ad esempio, l’Italia è presente con Il Fatto Quotidiano. Una bellissima testimonianza di quanto sia importante la comunicazione per la diffusione di messaggi volti al cambiamento”.
Un incontro significativo per la platea presente, e un messaggio di forza e speranza lanciato insieme da realtà diverse ma convergenti per cause realmente importanti.

Annalisa Masi