Donne e media. Il diritto a una diversa comunicazione del femminile

A dirigere il New York Times oggi è Jill Abramson. Una donna, la prima a ricoprire questo incarico da quando il quotidiano fu fondato nel 1851. Una conquista? Certamente, per una testata che in passato ha dato pochissimo spazio alle donne, ma soprattutto un'eccezione, perchè nel mondo dei media ad occupare i posti di responsabilità e di potere continuano ad essere in larga parte gli uomini. Su 522 aziende mediatiche in tutto il mondo, le donne rappresentano solo un terzo della forza lavorativa a tempo pieno (Global Report on the Status of Women in the News Media 2011). E non c'è da stupirsi visto che proprio i mezzi di comunicazione di massa sono i primi a restituire una immagine della donna stereotipata, falsata e umiliante. In Italia, l’immagine femminile in tv è per il 42,8%  quello della velina e della donna spettacolo, per il 42% quello della vittima o del carnefice e per il 23,8% quello dell’esperta (Dati Censis). Il problema non è solo italiano, tutt’altro. In Inghilterra la stampa è stata accusata di essere sessista. Negli Stati Uniti organizzazioni come missrepresentation.org si battono perché i media trasmettano alle nuove generazioni modelli femminili positivi e reali.

Se in passato tante battaglie sono state fatte e portate a termine per i diritti e l’uguaglianza delle donne, oggi non possiamo non rivendicare il diritto ad una più corretta informazione del genere femminile. Una informazione che in campagna elettorale non si curi delle rughe della Clinton, del seno rifatto della Palin o delle rughe della Merkel. Si è mai vista una battaglia di cravatte fra politici maschi nei media? E quando in Italia ci saranno le condizioni perché si possa avere un Primo Ministro donna, come in Germania e in Danimarca, e non accontentarsi di tre ministre? Per arrivare a questo molte cose dovranno cambiare, in diversi ambiti e settori, strati della società e cultura. Da dove iniziare? Dai media, dallo specchio della nostra società, promuovendo da un lato una riflessione pubblica e condivisa sul ruolo e l'immagine della donna nei mezzi di comunicazione, dall’altro una nuova, più rispettosa e dignitosa comunicazione del femminile.

Panel a cura di Associazione Pulitzer