Le ultime rivelazioni trapelate sulle direttive emesse dalle autorità cinesi ai media statali non sono una sorpresa. Il paese è considerato "non libero" nel World Press Freedom Index di Reporter Senza Frontiere, e detiene il dubbio primato di "più grande carceriere del mondo per la libertà di stampa". Sorveglianza, molestie, paura dell'arresto o peggio: molti giornalisti e scrittori devono censurarsi per poter continuare a lavorare.

Ma la Cina non è certo sola. Dall'India alla Bielorussia, i giornalisti affrontano minacce e intimidazioni che impediscono di coprire molte notizie. Mentre alcuni casi hanno fatto notizia, molti altri no, e l'estensione e l'impatto della censura interiorizzata sfugge allo sguardo.

Quanto è diffusa l'autocensura oggi, e cosa può essere fatto - e da chi - per sostenere l'indipendenza dei media?

In collaborazione con Project Syndicate.

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