Nel 2019, la giornalista brasiliana Patricia Campos Mello, che in passato aveva lavorato come inviata da zone di conflitto, ha assunto la sua prima guardia del corpo come conseguenza di una spietata campagna di trolling, avvenuta dopo una sua inchiesta sul presidente Jair Bolsonaro. La giornalista filippina Maria Ressa, Premio Nobel per la Pace 2022, ha dovuto affrontare un trolling incessante, persino con l'accusa di essere una traditrice, dopo che Rappler, il sito da lei cofondato, ha pubblicato un'inchiesta sui troll a pagamento.

Questi "linciaggio virtuali" sono solo alcuni esempi di odio e molestie online, fenomeni sempre più comuni, politicizzati e spesso indirizzati a bersagli specifici. L'intimidazione che producono può portare all'autocensura, impedendo alla stampa di riportare notizie fondamentali per l'opinione pubblica. Specialmente i giornalisti che coprono politica, corruzione e crimine possono trovarsi nel mirino di campagne di molestie e disinformazione promosse dagli stessi Stati, tavolta con l'aiuto di agenzie di comunicazione o volontari filogovernativi. Come se non bastasse, questi attacchi avvengono in un periodo in cui la fiducia nei media è scarsa in tutto il mondo. Screditare o denigrare pubblicamente i giornalisti, inquadrarli come portatori di "fake news", è un passo cruciale nel minare la fiducia nella stampa in generale.

Quando le campagne di molestie o delegittimazione sono guidate da funzionari governativi o partiti politici, come possono rispondere i giornalisti? Quale ruolo dovrebbero avere le piattaforme dove avvengono questi attacchi? Il Committee to Protect Journalists esplorerà attraverso il dibattito i legami tra linciaggi virtuali politicamente motivati e l'effetto sulla fiducia nei media. La discussione avrà un approccio pragmatico, mostrando cosa può essere fatto per disinnescare le minacce e garantire ai giornalisti di poter continuare il proprio lavoro in sicurezza.

In collaborazione con Committee to Protect Journalists.

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