L'unità investigativa di Al Jazeera ha ideato e rivisto i propri sistemi per gestire whisteblower e fonti, dal primo contatto alla pubblicazione, e oltre. Dove finisce il dovere di cura e protezione, e quali sono gli aspetti che testate ed editori devono considerare lungo la strada, spesso impegnativa, che porta alla pubblicazione?

Talvolta gli organi di stampa non comprendono l'intera gamma di responsabilità che comporta gestire un whistleblower, specialmente quando c'è di mezzo un significativo rischio per l'incolumità. Ci sono inoltre le più ovvie conseguenze finanziare per chi sceglie di essere un wistleblower, come la perdita di un lavoro o dei mezzi di sostentamento. Dall'assicurare un supporto finanziario appropriato, alla sicurezza fisica, ai rigidi protocolli di sicurezza delle informazioni, alla corretta consulenza legale e, in alcuni casi, all'assistenza nella richiesta di asilo, la lista di azioni è lunga e costosa. A che punto un giornalista può considerare concluso il suo compito e considerare rispettato l'accordo stretto con un whistleblower, che magari non ha nessuno cui rivolgersi?

Il team dell'unità investigativa di Al Jazeera, con l'aiuto di due whistleblower che stanno ancora affrontando le conseguenze del loro coraggio, esporrà le sfide affrontate.

I due importanti whistleblower, Johannes Stefansson e Saer Khan, parleranno della loro esperienza diretta, fornendo una valutazione onesta su come e dove i giornalisti possono fare meglio. Entrambi hanno affrontato pericoli diretti per l'incolumità fisica, e uno di loro è attualmente in cerca di asilo con la famiglia, a seguito della decisione di diventare un whistleblower. Phil Rees, direttore dell'unità investigativa, sarà il terzo membro del panel.

In collaborazione con Al Jazeera Investigations.

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