È molto diffusa l’idea che la satira non debba avere limiti, in quanto intimamente legata a quella libertà di espressione che costituisce uno degli elementi caratterizzanti le democrazie liberali e che merita pertanto una protezione assoluta.

Ma è davvero così? Alla satira deve davvero essere tutto concesso? Fino a che punto possiamo accettare forme espressive che sbeffeggiano cose che per le persone sono importanti, come la religione o le convinzioni politiche, o fanno ironia sulle tragedie umane, anche se non sono in senso stretto lesive dell’onore di nessuno? E che cosa dire quando arrivano a veicolare sentimenti omofobici, razzisti, sessisti? Rimane anche in questi casi vera la tesi che la libertà di satira deve essere totale o occorre invece pensare all’opportunità di introdurre qualche limite?

Organizzato in collaborazione con le Cattedre di “Informatica Giuridica”, “Informatica Giuridica Avanzata” e i Corsi di Perfezionamento in “Investigazioni Digitali” e in “Data Protection” dell’Università degli Studi di Milano (Prof. Giovanni Ziccardi – Prof. Pierluigi Perri).