Il racconto di una liberazione. Questo è il bestseller Al calor di soli lontani, scritto da Isabel Wilkerson, giornalista del The New York Times e prima giornalista afro-americana a vincere il Premio Pulitzer. “Sono onorata di essere qui in Italia proprio il 25 aprile – ha detto l’autrice intervistata da Concita De Gregorio nella sala Raffaello del Brufani - perché mi sento profondamente legata all’idea di liberazione”.
La storia narrata dal libro è infatti quella di una migrazione che libera. È l’insieme di tre racconti che ricostruiscono la storia della grande migrazione afroamericana tra il 1915 e il 1970. Perché, come ricorda Wilkerson, “le storie più piccole sono quelle più grandi”.
“Ho individuato tre persone per parlare di milioni di persone. Le mie interviste erano dei casting, cercavo protagonisti”. Sono serviti quindici anni di ricerche e studi per ricostruire le loro storie. “Quelle tre persone - ha detto poi – sarebbero state determinanti per il successo del libro. Cercavamo persone vere, complicate, che non si presentassero come persone perfette, e questo è importante per il giornalismo”.
Tre storie di migrazione, tre persone partite e dirette in altrettanti posti differenti. Una donna che raccoglieva cotone. Uno studente costretto dalla crisi della sua famiglia a raccogliere le arance. Un chirurgo che lavorava nell’esercito.
Per tutti e tre è stato un salto nel buio, che li ha costretti ad affrontare viaggi lunghissimi. Anche Isabel Wilkerson ci ha provato. Ha provato a ricreare questo viaggio, noleggiando una macchina e guidando nel deserto per più giorni. L’obiettivo era rendere la storia vivida al lettore, cruda. Così com’è stata davvero.
Solo migrando, la gente del nord degli Stati Uniti ha potuto comprendere e approfondire le condizioni della gente del sud. Si ha sempre paura nel vedere tanti immigrati nel proprio territorio, eppure “non bisogna preoccuparsi quando qualcuno migra nel nostro paese. Preoccupiamoci piuttosto, quando nessuno vuol venirci”.
Teresa Serripierro