In un intreccio fra favole e storia, Antonio Pascale, scrittore e ispettore agrario presso il Mipaaf, ha narrato di un viaggio che comincia ai tempi di suo nonno, della fame e di Pinocchio e che si conclude nel futuro, grazie al cambiamento e all’innovazione.
La storia dell’agricoltura, secondo lo scrittore, assomiglia un po’ alla favola di Cenerentola, poiché come la principessa, anche lei ha un sogno. Per Pascale questo sogno inizia alla fine del 1800, quando suo nonno, contadino biologico degli appennini Matesi era l’ultimo rappresentate del Paese di Pinocchio. Il mondo di Pinocchio difatti, era quello della carestia in cui il sogno più grande di un abitante italiano su tre, era quello di potersi sfamare.
Da quel tempo ad oggi, almeno in Italia, il Paese di Pinocchio è svanito grazie all’evoluzione agronomica ed economica. L’appartato immunologico si è fortificato, l’aspettativa di vita si è alzata, ed anche i più assidi credenti, sanno che Sant’Antonio Abbate non è più il Santo del fuoco sacro. E inevitabilmente, l’agricoltura, “come Cenerentola, sta perdendo la sua scarpetta di cristallo”.
Così come il mondo ha assistito ad un incredibile crescita demografica negli ultimi anni, così, a giudizio di demografi, la popolazione mondiale è destinata a raggiungere i 9 e i 10 Miliardi nei prossimi 50-100 anni. Se il mondo è cambiato, anche quello dell’agricoltura ha l’obbligo di rivedere i suoi modelli, adattarsi alla nuova realtà, e fare frutto dell’innovazione già presente nei suoi cassetti.
Secondo Pascale però, l’innovazione è mal rappresentata dai media e vista con timore da parte del pubblico. Lo scrittore invece, si considera un Bio 4.0 che supporta l’utilizzo di una chimica qualitativa e di nuove tecnologie mirate al risparmio di risorse come tempo e denaro. Per argomentare la sua tesi, Pascale, spiega come l’agricoltura di precisione può utilizzare un trattore collegato ad un satellite per coltivare in determinate aree, così risparmiando il 60-70% del concime, fosforo, PH e potassio. Esaltando l’ingegneria genetica ed il cambiamento di produzione, l’ispettore racconta di come la modificazione genetica non è altro che un processo naturale, adottato da millenni da uomini ed insetti.
Pascale riconosce che uno degli ostacoli principali dell’innovazione non è nient’altro che un problema di comunicazione fra il pubblico e la ricerca scientifica, che ha generato paura nei cittadini, i quali, hanno sviluppato pregiudizi nei confronti della tecnologia. Per questo motivo, il saggista ha affermato che nonostante sia giusto inquisire sulle come l’agricoltura utilizzi nuove metodologie, è necessario informarsi su meccanismi naturali utilizzati da tempo.
Pascale conclude incoraggiando gli italiani ad abbandonare una visione romantica e nostalgica del passato per potersi concentrare sul futuro dando una chance al potere dell’innovazione.
Lucrezia Vittori