Hotel Sangallo, ore 11.30
Il digitale genera nuove economie in rete. Una web TV è un servizio di televisione fruita attraverso il web e veicolata via streaming. Ma come si realizza? L'avvocato Guido Scorza (Istituto Politiche Innovazione) e il fondatore di Altratv.tv Giampaolo Colletti hanno spiegato durante il workshop che occorre prestare attenzione a diversi aspetti, dalle dinamiche social a quelli di regolamentazione.
Fino a pochi anni fa era difficile pensare di poter realizzare una web TV, soprattutto a causa dei costi talmente alti da renderla accessibile soltanto alle grandi aziende. Oggi invece le modalità di accensione di una web TV dal punto di vista editoriale sono semplici e veloci.
Il primo ad aver compiuto un passo in avanti in tale senso è stato Youtube, che permetteva (e permette ancora) al blogger di caricare semplicemente il proprio video sulla piattafoma.
Le Web TV oggi non sono più su piattaforme chiuse, ma dialogano più che mai con i social network e con le App degli smartphone: l'88 % utilizza Facebook, il 60% Youtube, il 40& Twitter e il 12% Foursquare.
I trend emergenti delle social tv sono infatti il microblogging, Twitter per raccontare eventi live, Foursquare per quanto riguarda la geolocalizzazione, e relativamente al live streaming Facebook, Youtube e Android. Per diventare veri e propri consulenti di comunicazione.
Per quanto riguarda i contenuti invece, il 37% riguarda l'informazione, il 32% promozione e il 26% canali verticali.
Ma quali sono gli step per aprire una web TV? In primis occorre comunicare all'AGCOM la propria intenzione di avviare un'attività di questo tipo; in secondo luogo è necessario registrarsi in qualità di content provider presso il ROC (Registro degli Operatori della Comunicazione); infine si passa alla produzione di contenuti. Nonostante la semplicità nel realizzare una web TV, occorre però prestare attenzione a una complessa e intricata rete di regolamentazioni.
Il primo vincolo in cui ci si imbatte è rappresentato dal diritto di autore: è infatti difficile pensare a un video che non contenga musiche di sottofondo o immagini trovate sul web. La rete è come un supermercato di contenuti per i content provider, e il problema consiste nel fatto che nella stragrande maggioranza dei casi, i prodotti siano esposti senza indicazioni: spesso non viene esplicitato che quasi sempre è necessario richiedere autorizzazioni.
Lo step finale è rappresentato quindi dall'acquisto del diritti d'autore, e nell'attenzione che occorre prestare alla regolamentazione: nello specifico il diritto all'oblio, che non deve essere leso se non ci si vuole imbattere nel garante della privacy, e il limite del rispetto della privacy stessa, che spesso viene calpestata dall'esercizio del diritto di informare.
Giulia Mengolini