CS EURO: EPPURE ERA UN PIANO PERFETTO

I mezzi di comunicazione di massa hanno diffuso con tanto entusiasmo la notizia dell’introduzione dell’euro. Eppure, a dieci anni di distanza, di entusiasmo nell'Eurozona sembra essercene molto poco. L’Italia è solo uno dei paesi più esposti al debito pubblico più alto e che stanno risentendo di questa crisi dell’euro innescata dalla crisi finanziaria del 2008 che dagli Stati Uniti ha raggiunto l’Europa. Poi ci sono anche Olanda, Portogallo,  Spagna e Grecia. E la Germania che fa? È sotto accusa per aver imposto una politica di rigore fiscale che sta creando una debolezza nei confronti dei consumatori.

“La Germana ha un problema di comunicazione con il resto d'Europa anche perché guarda alla crisi europea attraverso le lenti di un paese contribuente – spiega Tonia Mastrobuoni, giornalista de La Stampa, che ha studiato il modo in cui i giornali tedeschi hanno trattato la crisi europea – Non sono pochi i miti che circolano sulla stampa tedesca, come le masse di liquidità lette come un pericolo o il nesso tra la stessa liquidità e l’inflazione. E ancora il complesso del pagatore tipico della Germania ovest. Con la crisi dell’euro zona si è bloccata anche la crescita della Germania. La Merkel se ne sta accorgendo e ha capito che bisogna accompagnare le misure di austerità adottate, ad una prospettiva di crescita in generale”.

E Intanto l’Italia sembra assumere un ruolo centrale. Dall’insediamento di Mario Monti al governo, su di lui si concentra la possibilità di una mediazione con la Germania affinchè si possano combinare rigore e crescita.

“L’ostinazione di Monti a puntare sul rigore adesso sembra quasi lasciare spazio ad un tentativo di invertire la marcia – prosegue Mario Seminerio, blog phastidio.net. Secondo me bisognerebbe rallentare il processo di consolidamento fiscale sulla base di una maggiore sostenibilità e cercare all’interno di un sistema di controllo unitario delle politiche di bilancio nazionali per investire strutturalmente sull’area. Di certo, se prevale la visione tedesca di austerità, l’Italia si troverà in una situazione di fallimento. Io sono convinto che c’è in corso una recessione patrimoniale. La volontà tedesca di chiudere il più rapidamente possibile questo contesto di deficit è positiva ma rischia di mettere in ginocchio l’intero continente”.

In questo contesto, le banche stanno subendo un’erosione dei depositi che ha determinato una forte torsione sulla normalità del loro lavoro e ricevono non poche accuse sul fatto di essere responsabili di questa situazione.

“Credo che sia il tentativo di trovare qualcuno a cui far pagare il conto – ha affermato Maurizio Beretta, direttore comunicazione UniCredit. Questa situazione ha accumulato negli anni degli squilibri che dobbiamo risolvere con con la lotta all’evasione fiscale e le liberalizzazioni. Le banche sono uno strumento fondamentale del funzionamento del sistemo economico. UniCredit ha varato un piano che prevede lo stanziamento per imprese e famiglie italiane di 75miliardi di euro di credito addizionale e da grande banca commerciale sta accompagnando i processi di crescita. Credo che non ci possa essere alternativa ad una politica di risanamento e rigore”.

Oltre al ruolo delle banche, ad essere attenzionata particolarmente è anche la posizione degli investitori internazionali. “Nei primi mesi dell’anno c’è stato un momento in cui alcuni investitori sono tornati proprio mentre i tassi degli spread scendevano, ma una scommessa da qua a dieci anni sull’euro zona ancora pochi investitori sono disposti a farla – conclude Lisa Jucca, Reuters. L’investimento dipende dalle politiche più o meno convincenti che i governi propongono per superare questa situazione. Ci sono sempre tanti dubbi su come è possibile uscirne”.

Irma Annaloro