Al centro del talk di Matteo Jori, avvocato e professore di diritto digitale, il concetto di diritto d'autore, con le sue modifiche successive all'approvazione della Proposta di Direttiva Europea sul Copyright. Il cosiddetto right to copy, il diritto esclusivo di riproduzione della copia che viene attribuito all'autore dell’opera, fa sì che allo stesso non venga solo attribuito un diritto patrimoniale, ma anche di distribuzione.
Jori, per sottolineare il costante clima di scontro che va a crearsi tra diritto e tecnologia, porta in luce la figura di John Philip Sousa, grande compositore di marce di inizio Novecento. Sousa criticò aspramente il clima dell'allora nascente industria discografica e di tutti gli strumenti di riproduzione dei brani musicali, i quali avrebbero annientato la creatività dell'autore, oltre che la genuinità e convivialità di fruizione dell’opera stessa.
Di fondo, emerge un radicato timore nei confronti delle nuove tecnologie: il titolare di diritto d'autore è diffidente, e teme che il suo potere di controllo sull'opera possa diminuire.
La costante che si va a creare è l'individuazione nella tecnologia di minacce piuttosto che di opportunità, nonostante il consumatore sia molto più propenso ad accettare i cambiamenti determinati dalla tecnologia, più che dal diritto.
Rimane indubbio il potere del digitale, capace di dematerializzare i contenuti spingendo ad un cambiamento di percezione degli stessi e permettendo una facilitazione del processo di copia, di modifica e di creazione delle copie derivate.
Tornando alla riforma di disciplina autoriale, Jori approfondisce in particolare l'articolo 15, che riconosce un compenso dovuto agli editori rispetto all'utilizzo pubblico della loro opera, al contrario di un utilizzo privato, ai link, o a singole parole o estratti molto brevi; e l'articolo 17, che differentemente, tocca il tema della responsabilità delle piattaforme di content sharing, sottolineando gli oneri dei titolari.
Nonostante le luci e ombre legate alla direttiva, essa non rappresenterà comunque la “fine di Internet”, il quale possiede una notevole capacità di adattamento, quanto piuttosto una mancata occasione di riformare il diritto d'autore in chiave più moderna.
Giulia Andreani - volontaria press office IJF19