Venerdi 7 aprile 2017, al Teatro della Sapienza, si è tenuto l’incontro ‘Dall’Europa al Medioriente: cosa ci raccontano i nostri inviati’.
Sul palco le testimonianze della reporter Francesca Manocchi e il fotografo Alessio Romeni, entrambi freelance tornati da poche settimane da Mossul; la corrispondete dalla Germania per La Repubblica Tonia Mastrobuon e Maria Gianniti, giornalista e inviata agli esteri per il Giornale Radio Rai. Assente, a causa degli ultimi avvenimenti in Siria, il giornalista Tg1 Amedeo Ricucci.
L’incontro parte proprio con il racconto dei due giovani freelance sul loro ultimo lavoro: un reportage riguardante la natura della propaganda all’arruolamento fatta dallo stato islamico nei confronti di bambini e ragazzi musulmani. Un filmato, mai trasmesso dalle emittenti televisive occidentali, che mostra come l’ufficio propaganda Isis inviti i genitori ad indirizzare i propri figli verso il martirio. Video, che per la reporter Francesca Manocchi, andrebbero diffusi per spiegare quanto la realtà mostrata dallo stato jihadista, sia notevolmente alterata.
La giornalista Tonia Mastrobuoni, spiega come il ruolo del l’Europa sia fondamentale per l’accoglienza di queste giovani vittime, attraverso l’integrazione nelle comunità occidentali, fornendo aiuti fisici quanto psicologici. Nella sua lunga carriera, per anni inviata de La Stampa, racconta di quanti giovani musulmani (spesso apolidi) vengano affiliati nelle file dell’Isis, perché privi di una identità nazionale, di una apparenza comunitaria che li faccia sentire parte di qualcosa.
Si è poi discusso di come un reporter di guerra scelga le notizie da trattare e a quali fonti attingere. La scelta è spesso quella di raccontare vicende a cui si assiste direttamente, essendo molti casi simili tra loro. “Raccontiamo una storia come fosse il paradigma di un intero fenomeno”, spiegano i due freelance, dovendo scegliere cosa descrivere anche in base al tempo di cui si dispone. Resta sullo sfondo il panorama di un paese, quelle siriano, accessibile solo per vie governative, che vieta di raggiungere zone di guerra non protette. Una storia di guerra, come spiega la giornalista Maria Gianniti, possibile da raccontare solo a metà.
L’incontro si conclude con una nota negativa nei confronti di tutto il mondo giornalistico che, alla verifica e alla correttezza delle notizie fornite, predilige l’immediatezza e la diffusione delle ‘breaking news’.
Elena Brozzetti