Panel discussion con Liz Heron, Mitra Kalita, Raju Narisetti, Madhulika Sikka - 09/04/2016
Perché esistono ancora disparità di genere in posizioni apicali nelle redazioni digitali, e perché questo può essere dannoso? Questo è il tema principale dell’incontro “Donne ‘digitali’ al comando: era ora!” che ha avuto luogo in Sala Raffaello durante il quarto giorno del Festival Internazionale del Giornalismo.
Il panel, guidato dal vicepresidente senior con responsabilità delle strategie di News Corp Raju Narisetti, è composto da una veterana e due nuove arrivate nel mondo del giornalismo digitale. Rompe il ghiaccio Madhulika Sikka, giornalista con un molte esperienze diverse nel mondo dei media. “Se parliamo del successo delle donne bisogna parlare anche degli uomini, perchè non si può applaudire con una mano sola,” spiega, ma che nonostante questo sia necessario essere campioni del cambiamento. “In una redazione che stava constantemente crescendo ma solo uomini, ho fatto in modo di assumere più donne,” racconta.
Liz Heron, direttrice di The Huffington Post, non nega che molti uomini l’hanno aiutata a raggiungere la sua posizione, ma che è molto bello avere ora una donna come redattore capo. Il rischio però, è quello di generalizzare il concetto di donne leader. “Più donne avremo nei posti più alti, più capiremo che noi donne siamo tutte diverse,” dice Heron. La direttrice pensa che sia una responsabilità delle donne pensare alla diversità e che ci siano molti problemi nel sistema, ma che la crescita del commento culturale online su questi temi sia un cambiamento importante.
Mitra Kalita, responsabile delle strategie editoriali del Los Angeles Times, si dichiara promotrice della diversità in senso più ampio, e non sono di genere. Racconta che prima di fare delle nuove assunzioni guarda ai numeri generali della redazione, e poi cerca di portare diversità ad ogni team. “Siamo stati abbastanza espliciti e abbiamo detto che volevamo assumere persone di minoranze,” spiega. La priorità, secondo Kalita, deve essere di creare degli ambienti allargati per diversificare l’industria intera, e non solo la redazione.
Una questione che spesso crea problemi nelle redazioni sono le diverse aspettative verso uomini e donne. “Non voglio generalizzare, ma noi veniamo misurate e viste in maniera diversa” spiega Sikka, “Non ci si aspetta empatia dagli uomini, ad esempio”. Kalita è d’accordo, e pensa che ci sia una differenza riguardo a come le donne comunicano, come si vestono e come prendono decisioni editoriali. “Ma noi giornalisti dobbiamo anche essere emotivi riguardo al lavoro che facciamo,” provoca Kalita, “Quindi perchè non chiediamo agli uomini di essere più emotivi e più multitasking?” L’obiettivo è quello di cambiare le domande che vengono poste, così da cambiare anche le aspettative.
Martina Andretta