Ebook e webstories: due nuovi canali per raccontare gli esteri

Qual è il ruolo degli esteri nei media d’oggi e come raccontare al meglio i fatti che avvengono fuori dai confini nazionali? È questa la domanda fondamentale alla quale si è cercato di rispondere all’incontro “Ebook e webstories: due nuovi canali per raccontare gli esteri” durante la seconda giornata del Festival Internazionale del Giornalismo 2015.

Al panel di esperti hanno partecipato:
Gabriele Barbati - corrispondente di Radio Popolare e delle reti Mediaset a Gerusalemme e autore dell’e-book-reportage Trappola Gaza. Nel fuoco incrociato tra Israele e Palestina
Andrea Marinelli - freelancer e giornalista per il Corriere della Sera. È anche autore di L'ospite e Justice ha due padri
Anna Momigliano - caporedattrice della rivista Studio e autrice di Karma Kosher e Il Macellaio di Damasco
Antonio Talia - editor per la casa editrice digitale Informant e autore degli e-book I giorni del dragone e Singapore connection

In primo piano la situazione della sezione esteri dei nostri media nazionali. “Dalla mia esperienza personale, gli esteri sono profondamente in crisi. C’è un problema di sostenibilità economica,” dice Anna Momigliano. “In Italia la crisi degli esteri sarebbe quantificabile ma non è mai stata quantificata”. Ma la ricerca conferma quest’impressione: uno studio del 2010 del Media Standard Trust, organizzazione britannica che monitora la qualità del media nazionali, ha rivelato che in 30 anni lo spazio fisico dedicato agli esteri dai principali quotidiani in Inghilterra è diminuito del 40%.

Per questo diventa più difficile pubblicare articoli che trattano di esteri, e la richiesta è sempre minore. “E’ naturale che l’industria risenta, più il pubblico è disinteressato e meno i media investono,” continua Momigliano.

Gabriele Barbati è d’accordo: “Ci sono ancora tanti casi di giornalismo tradizionale che funzionano”. Tra gli esempi nomina la BBC e la CNN. Continua poi spiegando le difficoltà di lavorare come freelance o per un’organizzazione. Entrambe le alternative, infatti, presentano dei problemi: nel primo caso finanziari, nel secondo organizzativi. Infatti anche come corrispondenti si finisce per spendere giornate ad organizzare dirette di un minuto, finendo per produrre un surplus di materiale che non viene sfruttato. E da qui è nata l’idea per Trappola Gaza: “Con il materiale extra mi sono convinto a raccontare la guerra nel mio e-book, integrando il racconto con delle immagini del posto.”

Gli e-book diventano quindi una soluzione creativa alla mancanza di spazio nei media tradizionali. Antonio Talia ha trovato negli e-book la maniera di esprimersi pienamente, a differenza della carta stampata. “Mi interessava riuscire a coinvolgere il lettore. E’ stato possibile trasmettere dei dati e delle emozioni in un modo che tramite la semplice carta stampata non sarebbero stati possibili.”

Per Andrea Marinelli invece la soluzione sta della sperimentazione nel settore. Tra le sue precedenti esperienze, Marinelli ha usato il crowdfunding e couchsurfing per produrre L'ospite, un viaggio sulla scia delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Collaborando con il Corriere, ha avuto l’opportunità di produrre delle “web stories” o “web portage”, ovvero storie arricchite da foto, dati, mappe ed elementi interattivi, che sono, per Marinelli, "un modo totalizzante di raccontare la storia. E queste spesso sono le storie più lette del giorno”.

La soluzione potrebbe forse essere smettere di chiamarli esteri? Talia provoca i presenti chiedendo: “Cosa definisce l’interesse per una storia di esteri?”. Porta come esempio il suo ultimo lavoro Singapore connection, in cui una storia dall’Asia si è sviluppata in un racconto di interesse globale, in cui si cerca di raccontare un personaggio, anziché contrapporre buoni e cattivi. “Secondo me la categorizzazione per temi [nda. delle notizie] e non per area geografica ha molto più senso di quella in cui purtroppo ci troviamo oggi, e se l’applicassimo di più l’interesse per gli esteri crescerebbe.”

Sperimentazione e globalizzazione sembrano quindi essere le due parole chiave per il futuro degli esteri nei media nostrani. Resta ancora da capire se e quanto a lungo il modello attuale sarà economicamente sostenibile.

Martina Andretta