GDPR E GIORNALISMO

A conferma della sensibilità con cui viene percepito il problema della tutela dei dati nel web, presso la Sala Priori dell’Hotel Brufani l’avvocato Ernesto Belisario ha esposto chiaramente – e, come ha tenuto a precisare, con un linguaggio più semplice e diretto – il nuovo regolamento europeo in materia.
Il cosiddetto GDPR, sigla di General Data Protection Regulation, entrerà in vigore il 25 maggio 2018, data ultima di un processo che ha avuto inizio nel lontano 2012, e che punta a difendere il ‘right to privacy’ o ‘right to be alone’ – così viene definito nel primo articolo dove possiamo trovare questa espressione (1890). Ovviamente, il significato risalente al XIX secolo non è più sufficiente a descrivere una libertà che, utilizzando le parole di Stefano Rodotà, è evoluta, diventando ‘anche e soprattutto quello di controllare il destino delle informazioni che circolano sul proprio conto’.
A rendere necessario questo provvedimento sono stati diversi fattori, primo fra tutti il fatto che ogni Paese ha finora applicato e interpretato la normativa in maniera soggettiva e, di conseguenza, poco efficace.
Le cose fortunatamente stanno cambiando: la forza che il GDPR ha ormai assunto è stata riconosciuta dallo stesso Mark Zuckerberg; questa forte validità gli viene conferita dalla sua natura di regolamento – che quindi dovrà essere applicato nella sua interezza dalle legislature degli Stati membri – e dalla estensione di sanzioni e risarcimenti anche a società, aziende, nazioni che hanno la sede e i server al di fuori dell’UE.
Tra le diverse novità presenti, degne di nota sono la descrizione di quello che viene inteso come diritto alla privacy (art. 1, par. 1) e del dato personale (art. 4, par 1.).
Proseguendo nella sua esposizione, e per dare un quadro completo ai diversi giornalisti presenti in sala, Belisario ha riportato quali sono i principi che vengono tollerati dal regolamento (ad esempio la liceità, la correttezza e la trasparenza delle informazioni, la limitazione delle finalità, il pubblico interesse), evidenziandone l’accordo con la Carta di Treviso e il Codice deontologico dei giornalisti.
Nella conclusione dell’evento, così da sottolineare nuovamente la forza del documento che, sempre stando alle parole di Zuckerberg, diventerà un canone esteso anche ai cittadini non europei, l’esperto di diritto delle tecnologie ha portato all’attenzione dell’audience l’aspetto sanzionatorio del GDPR, che prevede multe fino a 20 milioni di euro e la responsabilità civile per chi arreca danni materiali o immateriali a terzi, ovvero alle persone fisiche.
La legge sarà approvata a breve, ma per evitare nuovi casi simili a Cambridge Analytica sarà necessario anche un po’ di buon senso da parte degli utenti, che troppo di frequente accettano condizioni di trattamento delle informazioni senza esserne a conoscenza.

Lorenzo Tobia