Cambiare la narrazione per cambiare il sistema, è questo il cuore del panel “Genere, violenza, molestie: buone pratiche per gli operatori media” tenuto dalla scrittrice e conduttrice radiofonica Giulia Blasi.
Molte le donne presenti nella Sala della Vaccara, di meno gli uomini. Una situazione che accade di frequente quando si parla di questioni di emancipazione femminile, come sottolinea la stessa Blasi.
E’ opportuno per i giornalisti, impegnati nel compito di descrivere la realtà, muovere una critica profonda al linguaggio col quale vengono raccontate le donne. Una mossa necessaria dal momento che «la nostra cultura patriarcale non solo è costruita a misura d’uomo, ma deve anche raccontarsi bene» dunque solo cambiando il linguaggio si cambia la cultura.
Per rivoluzionare l’attuale condizione della donna è opportuna un’azione collettiva che coinvolga sia il modo con cui si fa storytelling sia il suo contenuto.
Diviene quindi essenziale, non solo introdurre nuove parole rappresentative del potere femminile, come “sindaca” o “ministra”, ma anche portare al pubblico nuovi contenuti. La missione è quella di mostrare come per il sistema imperfetto nel quale siamo immersi l’unico valore della donna è il capitale sessuale.
Oggi più che mai, sull’onda del movimento #metoo, le redazioni non possono permettere di gli operatori dei media hanno il dovere di costruire una narrazione che vada oltre lo stereotipo attualmente proposto dalla nostra società.
Lucia Marinelli