Mercoledì 25 alle ore 17 si è svolto l’incontro patrocinato da Amnesty International sulla tematica del rapporto tra giornalismo e diritti umani. Hanno partecipato alla discussione Elena Dundovich, Professore Associato di Storia dell’Europa Orientale all’Università di Pisa, Zakaria Mohamed Ali, fotoreporter somalo, Francesca Barra, giornalista e scrittrice, Marco Curatolo, presidente dell’associazione Iran Human Rights Italia, e Riccardo Noury, responsabile della comunicazione di Amnesty International. L’incontro ha portato alla luce le testimonianze dei relatori sulla situazione dei giornalisti in quattro paesi problematici: Russia, Somalia, Iran e Italia.
Elena Dundovich ha svolto una panoramica sulla storia del giornalismo in Russia, dal crollo dell’URSS a oggi, segnalando come nell’epoca di Putin, con la scusante della crisi economica, si sia progressivamente ridotta la libertà di stampa accentrando le principali reti televisive nelle mani del governo centrale.
Zakaria Mohamed Ali ha invece raccontato la sua fuga dalla Somalia, a seguito dell’assasinio del suo insegnante e dell’attentato verificatosi ai suoi funerali, lanciando un appello sulla situazione dei giornalisti in esilio, impossibilitati a svolgere il proprio lavoro, e augurandosi che i migranti vengano visti “come risorse, non come minacce”.
Marco Curatolo ha denunciato la gravità della situazione in Iran, definendo il paese “la più grande prigione di giornalisti” e si è fatto portavoce dei diritti di prigionieri politici, arrestati sulla base dei loro articoli o obbligati a abiurare. Ha inoltre sottolineato come in Italia si parli della situazione iraniana solo per quanto riguarda la questione nucleare, mentre vengono dimenticate o sottovalutate violazioni dei diritti umani gravissime.
Infine Francesca Barra ha descritto la situazione italiana, partendo dalla questione di cosa significhi essere un “giornalista attivo”. Ha evidenziato l’importanza dell’essere attenti non solo ai casi di cronaca più in vista, ma di come bisogna invece supportare tutte quelle realtà locali che denunciano situazioni difficili, per esempio legate alla mafia, anche in condizioni di frequenti intimidazioni e mancanza di fondi, portando l’esempio di TeleJato.
L’incontro ha suscitato molti spunti di riflessione, soprattutto sull’importanza di credere nel proprio lavoro di giornalisti e, come si è augurato Riccardo Noury, sull’avere il coraggio di “non girare la testa dall’altra parte”, nonostante i problemi e le difficoltà che si possono incontrare quando si trattano temi di questa portata.
Beatrice Cuniberti