Quarto giorno del Festival Interazione di Giornalismo, a Perugia. Tema caldo quello trattato stamane in Sala Dottorato: la disoccupazione giovanile in Italia, Francia e Spagna. A parlare Michele Azzu, co-fondatore L’isola dei Cassintegrati, Peggy Corlin giornalista freelance e Mariangela Paone, da anni in Spagna e collaboratrice di El Pais. Molti i dati quelli presentati, ma prima di passare alla parte analitica del panel, Michele Azzu ha voluto ricordare le due campagne lanciate dal blog L’Isola dei Cassintegrati: #iosonopovero e #tivendibenetu (citazione di una nazione de Le Luci della Centrale Elettrica). “Oggi parliamo della generazione Millenia - ha detto Azzu -, ovvero quelle persone nate tra gli anni Ottanta e primi anni Duemila, e sono coloro che oggi hanno più difficoltà a trovare lavoro e che sono stati colpiti più duramente dalla crisi e dalla disoccupazione”. In Italia “vige il modello dualistico, spesso citato dal premier Renzi, in cui - ha continuato il relatore - l’Italia è rappresentata dai vecchi, garantiti da contratti a tempo indeterminato e una solidità economica, e i giovani, con zero garanzie, pochissime prospettive di lavoro e un futuro non facile”. Sempre Azzu, prima di cedere la parola, ha mostrato quali sono le quattro conseguenze principali della disoccupazione giovanile in Italia (che adesso si attesta intorno al 12,7% in lieve aumento rispetto alla fine del 2014): calo delle nascite, calo dei matrimoni, emergenza case, salari minimi sempre più bassi. Nello specifico, “In Italia - ha sottolineato Azzu - si è registrato meno 25mila nascite rispetto al biennio 2012-2013, dati preoccupanti che vanno aggiunti al forte calo di matrimoni e al +48% dei giovani under 30 che restano a casa coi genitori”. Adesso la parola a Mariangela Paone, giornalista El Pais: “In Spagna dal 2005 è presente il fattore LIFO, last in, first out: i primi giovani ad entrare nel mondo del lavoro sono stati anche i primi ad uscirne per colpa della crisi. Crisi che ha portato la Spagna a registrare un tasso di disoccupazione giovanile pari al 24%”. Ancora Paone: “Sul totale dei contratti, sempre in Spagna, solo l’8% rappresenta quelli a tempo indeterminato. Questo significa che quello che doveva essere una fase di passaggio dall'inoccupazione all’impiego è diventato, in realtà, una situazione permanete e strutturale. La Spagna ha bruciato 1 milione di posti di lavoro in 6 anni, di cui la metà era destinato a giovani lavoratori”. Ma anche la Grecia non se la passa meglio: “La situazione è ancor più drammatica - ha spiegato la giornalista -, lì la Generazione 700 euro è diventata la Generazione 300 euro. Giovani che fanno turni massacranti nei call-center per 240 euro netti al mese”.
Peggy Corlin, giornalista freelance, ha accennato la situazione in Francia: “Nonostante il motto nazionale liberté, egalité, fraternité, in Francia c’è moltissima disuguaglianza tra i giovani e le generazioni precedenti, in termini di garanzie, di istruzione di lavoro. L’età media ingresso lavoro è 22 anni, ma i giovani che lasciano casa per uno stipendio fisso la media sale a 29 anni. Queste condizioni sociali - ha concluso Corlin - hanno avuto un forte impatto nelle elezioni francesi: un terzo dei giovani francesi ha, infatti, votato per Front National”.
Ma cosa fa l’Europa per contrastare il fenomeno della disoccupazione giovanile? Risponde Azzu: “L’UE ha lanciato il piano Garanzia Giovani, 12 miliardi in totale, da spalmare in sei anni, per le politiche di occupazione e inclusione nel lavoro dei giovani disoccupati. All’Italia sono destinati 1,5 milioni di euro. Una manovra derisa dagli economisti”.
Paolo Marella