con Carlo Bonini e Giuliano Foschini de La Repubblica
“L’anonimo che ha inviato le mail ha fornito dettagli che prima nessuno aveva citato. Prima di pubblicare le mail abbiamo verificato l’unico dato verificabile: se i tre dettagli forniti dall’informatore trovassero riscontro nell’autopsia, e così è stato”, così Carlo Bonini giornalista de La Repubblica ha fatto luce sulle rivelazioni pubblicate dal suo quotidiano nella giornata di ieri, nel corso dell’incontro-dibattito fortemente voluto da Arianna Ciccone sugli ultimi sviluppi del complesso caso Regeni. Assieme al suo collega Giuliano Foschini, Bonini ha evidenziato le difficoltà di condurre un’inchiesta giornalistica in uno stato di regime come l’Egitto, dove non esistono fonti aperte, né dati certi, perciò gli strumenti tradizionali del giornalismo vengono messi a dura prova. “Le persone pronte a parlare non hanno identità e non sono raggiungibili se non tramite messaggi crittografati, di fronte a situazioni del genere bisogna portare il giornalismo al suo limite estremo, bisogna rischiare assumendosi la responsabilità della notizia sulla base di fonti che non possono comparire”, ha aggiunto Bonini. Le caselle di posta elettronica de La Repubblica sono state intasate da mail di sedicenti informatori, hanno confessato Bonini e Foschini, ma tra queste le mail dell’informatore anonimo presentavano alcune peculiarità (la scrittura parte in arabo, parte in inglese, parte in italiano) tali da lasciar presumere si tratti di un assemblatore di pezzi di informazioni provenienti da altri e tradotte maldestramente tramite Google. L’impressione ulteriore espressa nel corso del dibattito è che le fonti fossero state epurate da un golpe agli alti livelli della gerarchia militare e intendessero vendicarsi contro chi aveva epurato. Interessante il racconto di Foschini sulla sua permanenza a Il Cairo per condurre l’inchiesta: “arrivati a Il Cairo non avevamo nulla, nessuna fonte aperta, allora abbiamo iniziato a camminare; arrivati a casa di Giulio, un amico ci ha detto che giorni prima erano venuti dei signori a chiedere i suoi documenti: questo indizio è stato fondamentale. Nell’albergo c’era un gran via vai di gente sospetta, e come se non bastasse ho ritrovato un biglietto in camera che mi avvisava che di notte sarebbe saltata la corrente per 4 ore. Al Cairo in quattro ore può succedere di tutto, allora siamo andati via.” In Egitto sono sparite 82 persone in tre mesi, per il regime egiziano non è una novità, ma stavolta l’insabbiamento non è riuscito. Bisogna chiedersi come mai l’Italia continui a mantenere rapporti con un Paese che adotta queste pratiche, ha sostenuto Bonini.
Lo stesso Bonini ha infine escluso la teoria del depistaggio da parte dell’informatore anonimo perché “si depista da una verità scomoda, ma qualsiasi altra verità sarebbe oro rispetto a questa: sarebbe una morte qualunque di un ragazzo qualunque”
Leonardo Vaccaro