Il mondo morirà di capitalismo?


Luigi Zingales, laureato in economia all’Università Bocconi di Milano, è oggi un economista ed accademico, che ha lasciato l’Italia per andare a fare un grande lavoro di ricerca in America riguardo al tema del capitalismo.
Egli può essere considerato un “liberista” proprio come Luigi  Einaudi, il quale ha definito il mercato, la “fiera del paese”, dove la situazione è controllata da delle autorità.
Non a caso, Luigi Zingales ci dice che per “mercato” si intende una creazione dell’uomo che deve essere mantenuta e controllata in modo corretto.
Parlando di globalizzazione, (processo che va a formare un grande mercato), esso è caratterizzato da un grande problema: l’espansione del mercato al di là dei limiti.
Non c’è da stupirsi se le grandi imprese multinazionali non vengono controllate da nessuno, se non da loro stesse. Questo porta di certo ad un rafforzamento del potere delle imprese, le quali, però, vanno ad indebolire l’egemonia delle autorità politiche.
Ciò fa si che si arrivi ad una sorta di caos bipolare, caratterizzato dalla contrapposizione di due blocchi di pensieri diversi, dove l’Europa deve capire il “ruolo” da “giocare”.
Luigi Zingales ci parla anche del tema di “governo mondiale”. A tal proposito, l’America, sin dal passato, ha esercitato il suo potere su gran parte del mondo. La Cina, oggi, affianca questa grande potenza, ponendosi come sua alternativa. In questo ambito, l’Italia non ha ancora preso posizione, ma è importante ricordare che il nostro paese ha ancora un buon punto geostrategico.
Circa il “crony capitalism” o “capitalismo di relazione”(sistema economico capitalista che prevede la continuazione della corruzione, ma contraddistinto dalle relazioni tra uomini d’affari e funzionari pubblici), esso non ha avuto un gran successo nel sistema americano. Infatti l’America, sotto questo punto di vista, è deteriorata talmente tanto, da arrivare ad avere la stessa situazione italiana.

Francesca Bernacchi - volontaria press office IJF19