“Attualità, politica, informazione: l’anomalia Italia?”, incontro con il direttore de la Repubblica Ezio Mauro.
Sala dei Notari gremita e pubblico delle grandi occasioni per il direttore de la Repubblica Ezio Mauro. Ispirato dalle domande di Angelo Agostini Ezio Mauro sa di rappresentare un punto di riferimento per il pubblico in sala, e questa consapevolezza la usa con sapienza. Il pubblico infatti apprezza le quasi due ore di un intervento ricco di spunti di riflessione sull’attualità politica e di analisi sull’anomalia italiana che coincide con le quattro anomalie berlusconiane. Anomalie che, provocatoriamente, “solo rendendole costituzionali potrebbero acquistare una loro deforme coerenza”.
Lunedì mattina il presidente del Consiglio si è rivolto a Giuseppe d’Avanzo dicendo “Signor Stalin, lei per quale giornale lavora?”. Se D’avanzo è Stalin tu chi sei? Lenin?
Quella domanda avrebbe meritato una risposta altrettanto primitiva. La domanda è “Chi è lui” per fare queste domande.
Berlusconi così facendo svela l’ideologismo che avvelena lui in primis e di riflesso tutto il Paese. Cosa vuole dire "Stalin"? È un corto circuito mentale perché non si è in grado di argomentare la risposte, è una regressione. E poi c’è l’ossessione per la Repubblica, perché non può sostenere le nostre domande. Siamo di fronte al caso di un leader politico occidentale che accetta di essere definito da tre mesi un bugiardo, senza replicare. Io non lo accetterei.
A che punto è la notte italiana?
E’ evidente l’indebolimento politico del presidente, testimoniato dal degrado della compravendita dei parlamentari, i cosiddetti responsabili. Il voto popolare è stravolto dalla compravendita, in cui si prendono persone elette in un altro schieramento per rimediare ad una frattura politica conseguenza di un limite della leadership. Quella maggioranza si rompe e viene tamponata con persone comperate e non si forma un’alleanza politica, con un progetto – come era avvenuto in passato con Fini, progetto poi abortito –, qui c’è l’egoismo e le ragioni personali che faticano a stare insieme. Abbiamo visto le fibrillazioni nel momento in cui si decidevano le nuove cariche. L’indebolimento è l’altra faccia di questo processo: c’è un giudizio delle cancellerie occidentali che è emerso dai cablo di Wikileaks estremamente grave. L’inaffidabilità che i governi occidentali nutrono nei confronti del presidente del Consiglio è ormai una cosa nota a tutti.
Agostini cita l’articolo pubblicato questa mattina da Repubblica a firma di Guido Crainz: "Perché, allora, quella parte del Paese che ancora sostiene il premier non mostra visibili e sostanziose crepe, trangugia escort e Stracquadanio, il rientro di Scajola e l’evocata uscita dall’Europa, le barzellette più squallide e la paralisi dell’attività parlamentare, sacrificata per intero ai guai giudiziari del leader?"
Io vorrei andare al voto, ma certamente la persona che meno vuole andare al voto è proprio il premier. Quando Berlusconi fece il suo discorso a Onna, il 25 aprile 2009, il suo consenso, dopo un ottimo discorso, raggiunse l’apice: il 45%. Il problema è che il giorno dopo andò a Casoria e da quel giorno si è aperta una crepa, e il gradimento è sceso al 26-28%.
Il consenso è diminuito ma è pur sempre persistente, il presidente del consiglio è frutto di una mancanza di alternativa credibile…
La situazione attuale è fortemente disomogenea in proiezione futura. Sul dopo Berlusconi c’è grande incertezza, nel centrodestra ma anche nel terzo polo e a sinistra. Per questo i sondaggi attuali sono sondaggi scritti sull’acqua. Le anomalie che caratterizzano il premier sono quattro
Strapotere economico che consente la compravendita di parlamentari eletti nelle opposizioni; strapotere mediatico (privato e pubblico); il conflitto di interessi; cultura populista che passa dall’essere un’idea ad un vero e proprio populismo reale;
A rischio è la separazione dei poteri: quanto si perde di in una democrazia in cui lo stesso uomo che fa le leggi commette reati e legifera per sottrarsi alla giustizia?
Queste anomalie le prendiamo sottogamba perché ne sentiamo parlare da tantissimo tempo, ma non deve essere così: perché tutto questo deve danneggiare il sistema Italia? Ormai la gente è abituata all’anomalia e sembra incapace di concepirlo senza. Il berlusconismo è un potere nato in maniera differente dagli altri. L’anomalia del Berlusconismo è così grande che non è risolvibile per questo, a questo punto, la si potrebbe costituzionalizzare. Perché solo così tutto acquisterà una sua deforme coerenza.
Se hai delle ragioni valide, falle valere dentro al processo, invece di creare questo corto circuito in cui chi legifera deve fare leggi per abbattere gli altri poteri della democrazia.
Non è tollerabile che ci sia qualcuno che si rende disuguale, rispetto agli altri cittadini, davanti alla legge. Un sistema democratico può discutere delle immunità (non delle impunità) ma lo fa senza guardare ad un caso specifico, e soprattutto non lo fa quando chi propone la legge è chi ne beneficerà. L’immunità in quel caso diventa privilegio a garanzia di un uomo, non di un istituzione.
Non c’è nulla di rivoluzionario e di eversivo nel denunciare tutto questo: Berlusconi dovrebbe presentarsi in tribunale per difendersi dalle accuse.
Ieri pomeriggio qui al festival Luca Palamara lamentava uno degli effetti di questa condizione politica: la contrapposizione tra istituzioni. La magistratura è una di quelle poche intercapedini che si frappongono ai rischi che tu hai elencato. Se anche domani Berlusconi non ci fosse più secondo te potrebbe esserci ancora una televisione di servizio pubblico in questo paese? Anche il centrosinistra in passato non si è comportato bene con la Rai…
Il problema sono queste anomalie, esistono o non esistono? I giornalisti devono dare i nomi alle cose, chiamare le cose per quello che sono, tenendo il dito puntato sulle cose, fissare dei punti fermi. Non si può dire agli italiani un’altra cosa. I giornali devono reagire alla falsa magia delle immagini, devono consentire ai cittadini di “acquisire un’immunità all’eloquenza”, come diceva Bertrand Russell. E bisogna avere fiducia nella democrazia.Poi l’importante è che i cittadini, dopo essere stati informati correttamente, si sentano partecipi alla vita democratica del paese. In quel caso i giornali avranno svolto la loro funzione.
Nell’anomala italiana rientrano l’economia, le vicende nordafricane e l’invadenza dell’economia delle mafie in questo Paese. Come si affrontano questi temi?
Questo si afferma esercitando diritto di cittadinanza fino in fondo, ovvero richiamare il potere alla sua responsabilità, principio che dovrebbe guidare ogni attività di comando, nel pubblico e nel privato. Il noi e il voi sta insieme nel principio del rendiconto. Alle prossime elezioni i cittadini dovrebbero tenere presente questo principio del rendiconto sulla base di promesse ed ideali, ma anche qui c’è un cortocircuito riguardante la sovranità che è un mandato a scadenza, non un trasferimento del potere dal popolo all’eletto.
Il principio di responsabilità è dire al potere che tu hai tutto il diritto di esercitare le tue funzioni, la potestà, ma questa non si deve trasformare in dominio, perché ci sono altri poteri frutto di un equilibrio, all’interno del reticolo istituzionale. Gli interessi dei cittadini non riguardano solo gli eletti, ma anche gli altri poteri, questi poteri devono essere garantiti e non calpestati.
A livello internazionale c’è un carattere a-occidentale in questa destra italiana: le caratteristiche di questo potere sono del tutto anomale, ma ci sono delle caratteristiche che la rendono a-occidentale. Scelte che l’hanno portata ad essere amica di dittatori fino a poche settimane prime dalla loro caduta: amica di Gheddafi, Ben Alì e Mubarak. Tutti gli altri paesi occidentali avevano rapporti con questi leader, ma nessuno ha permesso loro quello che ha potuto fare da noi Gheddafi. E lo stesso vale per il rapporto privatistico di Berlusconi con Putin, emerso dai rapporti di Wikileaks. Noi abbiamo una destra diventata neocon quando è era necessario, durante gli anni di Bush, poi quella stessa destra si è trasformata in teocon senza essere occidentale.
Il direttore di Repubblica, sollecitato dal pubblico, non risparmia anche stoccate all’opposizione:
All’escalation di orrore di questi anni è coincisa una escalation di vuoto nell’opposizione. Come può un’opposizione opporsi senza sapere se si è di sinistra o no. C’è una questione di problema di identità, bisogna partire dalla propria identità, europea, moderna ed occidentale, con l’ambizione e la forza e si ritiene legittimata di parlare all’intero paese. Riappropriarsi del welfare state, ridurre le disuguaglianze sociali, la sinistra deve toccare con mano questi problemi, la vita reale. L’uguaglianza è uno dei suoi dati connotanti della sinistra, non è retorico. La sinistra ha un grosso potenziale elettorale, lo si è visto alle recenti primarie. Il Pd però pur essendo nato come partito aperto, che puntava a coinvolgere i cittadini, corre il rischio che quegli stessi cittadini non trovino l’indirizzo di questa casa comune e se trovano l’indirizzo c’è il pericolo che nessuno risponda al citofono. Si deve però ammettere che il centrosinistra, dopo il 14 dicembre, ha fatto una battaglia parlamentare con i contro fiocchi che ha messo in difficoltà la maggioranza.
Alessandro Ingegno