Gianni Riotta, in impermeabile beige, si ferma a fare due chiacchiere fuori dal teatro Morlacchi di Perugia, in seguito al suo intervento su “I faccia a faccia televisivi tra i leader: un dovere della politica, un diritto dei cittadini” tenuto in compagnia, tra gli altri, di Lucia Annunziata ed Emilio Carelli durettore di SkyTG24 durante l’International Journalism Festival.
Per iniziare una domanda molto generale. Parliamo della difficile situazione dei quotidiani in Italia: lei pensa sia possibile far fronte a questo problema e se sì, come?
Non è una difficoltà dei giornali in Italia, è una difficoltà dei giornali in tutto il mondo. La carta stampata risente fortemente della concorrenza di iPad, Twitter, internet, quindi bisogna portare il giornalismo tradizionale e i suoi valori nelle nuove tecnologie. Punto e basta. Questa è la strada.
Non crede che in Italia l’assenza di editori puri sia un limite per il mondo dell’informazione del nostro Paese?
Guarda, quando avevamo gli editori puri hanno portato la P2 nei giornali quindi non rimpiangere gli editori puri perché quelli hanno combinato più disastri degli editori cosiddetti “impuri”.
Lo scorso ottobre ci fu un battibecco tra lei e Riccardo Luna, direttore di Wired, in seguito a un articolo della redazione inglese della rivista che venne ripreso e tradotto da Il sole 24 ore prima che la stessa Wired italiana potesse farlo. Non voglio soffermarmi sulla polemica, ma colgo l’occasione per chiedere la sua opinione riguardo alle licenze Creative commons e per sapere cosa ne pensa della diffusione delle notizie tra gli utenti del web.
Se posso essere sincero tanto dibattito e tanta polemica c’è stata che io neanche ricordo di cosa stiamo parlando (ride). I miei ragazzi hanno creduto che quell’articolo facesse parte di un copyright che loro avevano, l’hanno pubblicato e si saranno poi stretti la mano con Wired. Riccardo Luna è un ragazzo troppo intelligente, queste sono sciocchezze. In Italia a tutti piace fare polemiche, a me no. I copyright sono ovviamente importanti da rispettare, vanno rispettati e tutti li rispettiamo. Naturalmente può capitare a chi, come me, ha fatto per tanti anni trading di copyright, di pubblicare una volta qualcosa che non ha il diritto di pubblicare. È capitato anche a me, in senso negativo, ma se non c’è dolo, se non c’è malafede, ci si stringe la mano.
Rimanendo nell’ambito di internet, i siti di informazione: meglio a pagamento o gratuiti?
Da utente io li preferisco gratuiti, da giornalista professionista mi rendo conto che se continueranno ancora a lungo ad essere gratuito fra un po’ non ci sarà più giornalismo professionista.
Come giudica la sua esperienza a Il sole 24 ore?
È stata un’esperienza estremamente positiva perché Il sole 24 ore, che è il Financial Times italiano, cioè il giornale dell’economia, è entrato con forza nel mondo dell’economia globale. L’economia italiana vive o muore sul mercato globale. Ci sono un milione e mezzo di aziende medio-piccole, qualcuno ne conta di più ma io conterei queste, e il 25 per cento che va bene è perché ha messo un piede nel mondo globale, mentre il 75 per cento che va male non l’ha fatto. Quindi il fatto che Il sole 24 ore, il giornale delle aziende, abbia detto loro svegliatevi e entrate nel mondo globale è stato molto salutare e speriamo che ciò continui.
I suoi progetti per il futuro?
Io quello che dico sempre ai giovani è: non fate mai progetti per il futuro perché sono sempre negativi. Fate sempre progetti per il presente.
Quindi il suo progetto per il presente?
È lavorare, scrivere, pensare e finire un libro che sto scrivendo.
Un libro riguardo a?
Quando lo finisco mi fai un’altra intervista e te lo dirò. Va bene?
Daniele Zibetti