Hotel Sangallo, ore 15.30
Il workshop si è svolto all'Hotel Sangallo. Gavin Rees ha iniziato partendo dal concetto di 'Trauma', mostrando una serie di foto che immortalavano frammenti di tragedie.
L'opportunità o meno di avvicinare le persone dopo che hanno subito un trauma. E anche delle strategie da adottare quando ci si trova ad intervistare persone che hanno subito traumi quali ad esempio una violenza sessuale, un'alluvione, un terremoto, una guerra, la perdita di congiunti in catastrofi, naturali e non.
"La funzione del Giornalismo, ha poi affermato Rees, è filtrare le tragedie, per capire cosa raccontare e in che modo".
È un'operazione tutt'altro che facile, che produce una sorta di 'ballo' nella nostra mente. "Da un lato siamo spinti dalla curiosità che ci spinge verso l'evento tragico, dall'altro abbiamo paura e non sappiamo come affrontarli". Ha spiegato Rees.
La dote del miglior giornalista in queste occasioni deve essere la cautela. "Non bisogna avallare, bisogna rassicurare le vittime. La funzione del giornalista è ascoltare, non giudicare, né tantomeno proporre una propria interpretazione della tragedia e del racconto delle vittime".
Il ruolo del giornalista è diverso da quello dello psicologo. "Altra cosa importante per un giornalista, in questi casi, è ritagliarsi uno 'spazio di sicurezza' tra se stessi e la tragedia. Una sorta di 'via di fuga', rispetto alla tragedia stessa"
Spazio poi alle domande dei partecipanti al workshop. Interrogativi ai quali Rees ha risposto, fornendo idee e suggerimenti sul modo in cui affrontare le interviste.
Adriano Cotugno