«Piuttosto che fare della retorica sulla fine della carta stampata e dei giornalisti è opportuno sviluppare, senza messianismi su Internet, un nuovo giornalismo ed accompagnare quello il declino di quello vecchio». La crisi dell'informazione tradizionale, il successo del web e con esso di una fruizione più veloce delle notizie, del citizen journalism e della multimedialità. Fermo, diretto e gioviale, a dispetto della sua reputazione di «antipatico» evocata nella presentazione dell'incontro da Myrta Merlino (Effetto domino, La7), il presidente dell'Ansa Giulio Anselmi ha proposto nel keynote speech tenuto all'hotel Pavone nell'ambito del Festival del giornalismo, la propria ricetta per permettere all'informazione italiana di uscire da «due crisi: quella della carta stampata, la cui credibilità — ha affermato — era già logora legata prima dell'avvento del giornalismo web, e quella innescata da Internet».
Per circoscrivere la situazione di stallo il direttore dell'agenzia ha portato a confronto le cifre del giornalismo statunitense e quelle dell'evoluzione della carta stampata in Italia: «Nel 1985 i giornali americani vendevano 63.000.000 di copie, ora divenute 53.000.000. In Italia un tempo si vendevano circa 6.000.000 di copie, ora crollate a 4.500.000». Quindi gli ingredienti per la sopravvivenza della professione e la messa a disposizione dei cittadini di una buona informazione: «Agli editori consiglio di badare al prodotto. I giornalisti invece devono avere chiaro che nel web come nella carta il nostro mestiere è trovare la notizia, tenendo un occhio alla realtà e uno a Internet. In questo senso "benedetto Wikileaks!", che è uno strumento e che come tale va gestito». E ancora: «I giornalisti poi devono scegliere, che piaccia o no, raccontare in maniera chiara, onesta intellettualmente e senza l'ossessione per la rapidità, la realtà». «Facendo questo — è l'appello che Anselmi ha rivolto al pubblico al termine di un discorso davvero appassionato e costellato di parecchi richiami a casi concreti di testate italiane ed estere — chi lavora nel mondo dell'informazione si sentirà dire di essere scandaloso, di guardare il mondo dal buco della serratura, di essere inaffidabile, di non fare gli interessi del Paese. Voi fate tutto questo, fate quello che ritenete giusto perché se voi avete il dovere di informare ma i vostri lettori, cosa che non piace ai poteri, hanno il diritto ad essere informati».
Tra le citazioni richiamate dall'ex direttore del Messaggero, dell'Espresso e della Stampa nel corso della lectio, che ha attirato un numeroso pubblico, ci sono state le parole di Enrico Pedemonte («I veri concorrenti per i giornali non sono le televisioni o le radio, ma le community, i social network e i forum»), di Enrico Piaggio e di Attilio Monti. Giulio Anselmi ha infine indicato l'oggettività come la strada da seguire in questo momento di transizione dell'informazione italiana, la multimedialità come un'opportunità da cogliere, messo in guardia i giornalisti del web dalla scarsa accuratezza («Si eviti di scambiare la sintesi con l'approssimazione») e i colleghi della carta stampata da falsi approfondimenti: «Non bisogna nemmeno pensare che la lunghezza di un articolo sia l'approfondimento».
Marta Romagnoli