Il workshop riguardante le notizie sbagliate e le false credenze tenutosi presso l’hotel Sangallo di Perugia è stato introdotto da Marco Gisotti dell’Università La Sapienza, giornalista professionista ed esperto di temi ambientali, il quale ha immediatamente introdotto il conosciuto scopritore di bufale online Paolo Attivissimo, giornalista scientifico e blogger.
“Il giornalismo - dice Attivissimo - non è altro che la narrazione di una storia o di racconti o di notizie che dovrebbero essere veritiere ma che per una serie di motivazioni opinabili non sempre lo sono”. L’autenticità del giornalismo è un problema serio di cui la scienza, secondo Attivissimo, può farsi carico con i suoi strumenti e le sue metodologie.
Questo tipo di giornalismo che si basa su bufale e su false notizie fa leva sui processi mentali inconsci con cui il lettore interpreta l’informazione. Non sono semplici errori ma sono notizie che tendono a essere più adatte al nostro modo di vedere le cose poiché esprimono pregiudizi, paure e forti emozioni tanto da coinvolgere il lettore e portarlo a credere al sensazionalismo della notizia.
Analizzando il processo secondo cui sono generate le notizie si è arrivati alla conclusione che la motivazione principale della creazione, premeditata dal giornalista, di informazioni menzognere è che il nostro giornalismo soffre di un deficit di produzione della qualità della notizia ed è in questo terreno che il giornalismo scientifico agisce, indaga sulle fonti e approfondisce ricercando opinioni di esperti.
Queste dinamiche giornalistiche sono lo specchio che mostra come il lettore vede il mondo ossia con quell’occhio semplicistico che marchia di verità qualsiasi informazione narratagli dall’intoccabile e autorevole quotidiano di turno.
Paolo Attivissimo durante il workshop ha stilato una lista di punti fissi su cui si basano le false informazioni. Innanzitutto queste storie fanno leva su forti cariche emotive, sul principio di autorità della fonte quando chi racconta la notizia è un importante giornale, sulla pigrizia del lettore che non indaga, sulle garanzie apparenti, qualora la storia sia ripresa da più mezzi di informazione, sull’incompetenza del giornalista prima e del lettore poi e infine sull’uso di fenomeni poco noti e infine sull’appagamento di pregiudizi e paure.
La bufala nasce perché la mente lavora secondo un processo innato che agisce inconsciamente inducendo il cervello a fare collegamenti anche quando questi non esistono o creare nessi, anche minimi, tra notizie finendo per interpretare la realtà in maniera magica.
A rimediare a queste tendenze del lettore ci sono dei metodi d’indagine apparentemente semplici ma che in pochissimi applicano come ad esempio la accurata ricerca online (Google News, Wikipedia) oppure la telefonata all’esperto del settore (per accertarsi della reale straordinarietà presentata).
Il workshop termina con l’illustrazione della genesi di una falsa notizia. Si usa moltissimo il marketing virale, che è vera e propria pubblicità che si cela dietro notizie inventate; la propaganda costruita per raccontare storie; il trolling ossia la creazione di notizie con il solo scopo di provocare; e infine gli equivoci, dettati da superficialità o scarsa conoscenza dell'argomento.
Maria Giovanna Ragazzo