Sono storie di coraggio e determinazione, di ricerca della verità e battaglia per la libertà di espressione. Sono le storie di Maryam Al-Khawaja, Miranda Patrucic e Khadija Ismayilova, giornaliste e attiviste per i diritti umani, raccontate oggi, giovedì 6 aprile 2017 nella sala del Dottorato.
Tre donne provenienti da paesi del medio Oriente, come il Bahrein e Arzerbaigian, culturalmente molto diversi tra loro ma dove il diritto di espressione e libera di informazione è ugualmente negato e penalizzato con la detenzione forzata e la tortura. Una condanna che non riguarda solo punizioni fisiche ma anche repressioni delle libertà personali, come nel caso di Maryam alla quale è stato negato di tornare nel proprio paese di origine. Miranda Patruicic spiega come molte i nomi attivisti che lavorano con la loro associazione non possono comparire, per evitare ripercussioni non solo sulla loro vita ma soprattutto quella dei loro parenti che vivono ancora nel paese. Il governo conduce delle vere o proprie campagne diffamatorie nei loro confronti per obbligarle a smettere di svolgere il lavoro di giornaliste e attiviste, come nel caso di Miranda le cui foto sono state inserite in un sito pornografico. Khadija precisa come il fatto di essere una giornalista donna non influisce in alcun modo sul loro trattamento detentivo. Prima di lei molti attivisti uomini sono stati offesi, derisi e torturati nello stesso modo a lei riservato e alcuni di loro, non reggendo la pressione, hanno rinunciato alla professione. Khdija è un messaggio di speranza affinché la libertà di espressione sia riconosciuta e tutelata nei paesi di tutto il mondo.
Elena Brozzetti