16 aprile – La presentazione del libro “Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa: Storie di ragazzi che non hanno avuto paura di diventare grandi” è solo il pretesto per fotografare la realtà delle giovani generazioni. Nella Sala dei Notari Mario Calabresi, direttore de “La Stampa” e autore del libro, insieme a Federico Taddia conduttore radiofonico di “L’altra Europa” su Radio 24, inizia segnalando un numero: il 71,8% degli italiani under 30 sono “felici” nonostante la crisi, nonostante tutto.
“Devo valutare se fare ciò che mi piace o cercare il lavoro più sicuro”, “non si riesce a fare la differenza nella società”: frasi di studenti come queste indirizzano il tema del libro.
Il Direttore ricorda la presentazione di un volume a cui aveva partecipato: “Il bene ostinato” del giornalista Paolo Rumiz. In quella occasione Calabresi scopre la storia dei futuri protagonisti del suo libro: la coppia di ventunenni che apre un ospedale in Africa con una lista di nozze sono gli zii del Direttore stesso. L’ospedale nasce a Matany in Uganda nel 1970. “Non è un caso che ad essersi scambiati un’informazione così singolare siano stati due giornalisti” nota Calabresi. Il libro dimostra che la passione è il motore con cui un ragazzo può fare la differenza.
Federico Taddia, che conosce bene il mondo dei giovani, conferma quanto discorsi costruttivi sulle possibilità di studio e lavoro siano rari. Secondo il Direttore la qualità del dibattito pubblico italiano deve cambiare: si parla dei problemi ma non al fine di trovare soluzioni. L’immenso orto botanico di Padova, realizzato per formare studenti in grado di riconoscere tra le spezie orientali contraffatte quelle autentiche, è un esempio di soluzione. Ma mai una conferenza stampa ha dato voce a questo successo: è stato pubblicato solo “qualche articolo”.
Taddia passando al tema della formazione giovanile chiede quale debba essere il ruolo del maestro. La figura è importante ma i tagli all’istruzione e le preoccupazioni dei genitori di breve periodo l’hanno svalutata.
Calabresi non propone solo la soluzione estrema realizzata dagli zii. Racconta la vicenda di un giovane che non essendo portato per lo studio impara a lavorare al mulino dei genitori. La farina industriale induce i mugnai al fallimento ma il ragazzo non rinuncerà mai alla sua passione. Si reinventa il lavoro: il macinato a pietra biologico soddisferà le esigenze di numerosi gruppi rintracciabili sui social network – come quelli di vegani, ambientalisti e altri. Sono oggi 11 gli ulteriori ragazzi assunti a tempo indeterminato.
Dal pubblico una ragazza si chiede se la negatività dei giovani sia una realtà da sempre presente. Mario Calabresi la considera recente ed offre una possibile spiegazione del cambiamento: chi ha vissuto gli anni di piombo era meno pessimista di questa generazione e la situazione per questo è migliorata. Era ottimista chi aveva vissuto la guerra e sapeva come il peggio può essere superato.
Il Direttore, rispondendo alla domanda di un altro giovane ventunenne, chiude l’evento raccomandando a rimanere sempre fiduciosi. Così come gli aspiranti giornalisti devono sapere reimparare un nuovo modo di raccontare, in ogni altro contesto l’ innovazione, la passione e la determinazione sono gli ingredienti grazie a cui “la nostra vita potrà essere meravigliosa”.
Monica Abd El Messih