La terza giornata del Festival al Teatro della Sapienza è iniziata con l’incontro “Nuove reti, nuovi servizi. Come cambia il ruolo dell’operatore telefonico” tra il giornalista Alessio Vinci e Marco Patuano, CEO di Telecom Italia.
Marco Patuano ha esordito con la differenza tra la telefonia di alcuni anni fa e l’iperconnettività di oggi. Le trasformazioni degli ultimi vent’anni hanno inciso profondamente sulla telefonia, prima considerata sostanzialmente come mezzo per collegare due persone che volevano parlare.
Secondo Patuano, l’esempio è lampante anche nel modo in cui comunichiamo: “Prima quando qualcuno ti chiamava chiedeva ‘Come stai?’, adesso invece ti chiede ‘Dove sei?’. Non è vero che non si chiama più, si chiama e anche tanto, dati i costi ridotti, ma la magia della telefonata non esiste più, e il cellulare è diventato una commodity”.
“Oggi, invece, i mezzi di comunicazione sono dei contenitori di passioni. Apps, memoria, downloads, esprimono, infatti, il carattere e gli interessi di una persona”. Per Patuano è importante pensare alla migrazione verso un mondo che sta diventando naturalmente convergente: “Quando parliamo di reti e di telecomunicazioni parliamo ormai di reti dati. Siamo abituati a pensare che anche le chiamate siano over IP, come via Skype. Non esistono più reti fisse o mobili. Infatti, l’80% dell’uso degli smartphone avviene tramite reti Wi-fi”.
Alessio Vinci chiede come Telecom abbia intenzione, a breve termine, di collegare i propri utenti alle loro passioni, attraverso le “nuove reti e nuovi servizi”. Il CEO dell’azienda risponde: “Tecnologia per noi vuol dire rendere fruibile a un elevato livello di qualità e ragionevole punto di prezzo ciò che ti permette di accede a questo mondo di passioni in modo agnostico. Con agnostico intendo che non c’è un contenuto buono o cattivo. Questo, però, è un enorme sforzo ingegneristico”.
A fronte del lavoro fatto Patuano ha tenuto a sottolineare che la Telecom è stata valutata da Apple come la settima rete per qualità al mondo, che copre oggi l’80% del territorio nazionale. “Quando dico che siamo piattaforme, intendo che noi difficilmente erogheremo tutti i servizi di questo universo. Quindi dobbiamo abilitare un sistema di developer, soprattutto locali, che creino contenuti che siano fruibili dai nostri utenti”.
Vinci ricorda che, sulla scorta dell’esperienza da monopolista, Telecom oggi si trova in un mercato estremamente competitivo. La necessità di dover esser sempre all’avanguardia fa sorgere l’amara riflessione: “Il problema è che in Italia si ha sempre la sensazione che siamo in ritardo e che si debba sempre rincorrere qualcosa. Ma quindi siamo in ritardo?”
L’amministratore senza alcuna reticenza risponde:” Sì, diciamocelo chiaramente, ma il perché del ritardo è molto più interessante. Siamo in ritardo sia per colpa del campione nazionale che per la privatizzazione di Telecom, ritenuta la madre di tutte le privatizzazioni avvenute male nel mondo. Io credo che ci siano un’infinità di concause. Una delle tante è il fatto che per molti anni si è pensato che la digitalizzazione di un Paese passasse da un abbattimento del costo di accesso alle infrastrutture, e non di un lavoro congiunto sul versante delle domande, delle offerte e delle regole. Non lavorando su tutte e tre, ci sarà sempre un buon motivo per restare indietro.”
Il giornalista, a questo punto, chiede in quanto tempo e come verrà colmato questo ritardo. Patuano prevede l’adeguamento sulle infrastrutture in un tempo minore rispetto quanto la gente possa immaginare. “Un terzo dell’Italia è già coperta dalla fibra. Oggi come oggi stiamo accelerando, siamo consapevoli che aver fatto un terzo del Paese in fibra è assolutamente insufficiente, e ci siamo dati come obiettivo di minima nei prossimi trenta mesi che ci separano fino al 2017 di passare al 75% dell’Italia”.
La fibra è essenziale per la tecnologia del futuro. Riporta, a tal proposito, un aneddoto: “Dentro lo stadio Maracanà, durante la finale del campionato di calcio mondiale, sono state mandate cinque milioni di foto solo in quella singola partita, e pensa che potenza di radiazione deve esserci stata dentro allo stadio. Per questo motivo c’è bisogno di fibra”.
Telecom ha presentato, alcuni mesi fa, un piano di investimenti di 10 miliardi in Italia, di cui 3 miliardi destinati allo sviluppo della fibra ottica. In un incontro con il premier Renzi a Palazzo Chigi, è stato posto come obiettivo quello di portare la fibra in tutte le case. Anche in Italia, finalmente, prende forma un’agenda digitale.
Martina Andretta e Maria Rosaria Cardenuto