Offshoreleaks e Chinaleaks: inchieste sui paradisi fiscali

Ore 12:00, Sala del Dottorato

Il terzo giorno di festival è stato il momento per la presentazione di Offshoreleaks.

Il progetto, frutto dal lavoro di indagine di Icij – il consorzio internazionale di giornalismo investigativo – viene raccontato direttamente da alcuni dei giornalisti che, con ruoli differenti, negli ultimi due anni si sono impegnati a far luce sui meccanismi sommersi dei paradisi fiscali: la reporter investigativa membro di Icij Mar Cabra, Leo Sisti e Cecilia Anesi rispettivamente direttore esecutivo e co-fondatrice IRPI, James Ball data journalist del team investigativo del Guardian, il giornalista freelance Craig Shaw e Gianluca Martelliano dell’IRPI.

“Offshoreleaks è un cane sciolto nel mondo del giornalismo” esordisce Mar Cabra che racconta come l’inchiesta sia nata quando una fonte sconosciuta fornisce in busta chiusa al Consorzio un drive contenente 2,5 milioni di file che, per la prima volta, fanno luce sul mondo opaco dell’offshore fornendo i nomi dei titolari di conti nei paradisi fiscali.

I correntisti sono 130.000 e il primo ostacolo da superare è riuscire ad organizzare e analizzare in maniera strutturata e dunque eloquente l’enorme mole di dati a disposizione.

Icij si muove a questo punto in due direzioni: la creazione di una banca dati interattiva che funzioni come strumento per avere una visione globale di tutti i possibili collegamenti e che nel giro di poche settimane viene lanciata on line, e la realizzazione di una rete di interlocutori che dal proprio territorio di appartenenza possano dar volto e una storia ai nomi della lunga lista.

Il progetto assume quindi dimensione transnazionale dando avvio ad una serie di inchieste nei vari paesi coinvolti che, nello stesso giorno, incominciano con la pubblicazione dei nomi.

In Italia è Leo Sisti che sull’Espresso pubblica la lista degli italiani con conti sospetti menzionati nei file: 200 nomi eccellenti che coinvolgono vip della piazza finanziaria milanese, industriali friulani, famiglie di gioiellieri lombardi. “Dopo la pubblicazione del mio pezzo” racconta Sisti “sono partite delle inchieste su queste persone e penso che nel futuro avranno dei problemi. Ed io ne scriverò debitamente”. Ed è proprio Leo Sisti il contatto italiano che permette invece a Craig Shaw di svelare come spesso i percorsi del denaro dirottato coinvolgano anche aziende senza scopo di lucro.

Il Guardian in particolare è il primo giornale che si impegna a realizzare un’indagine propria a partire dai dati a disposizione, affrontando dunque tutte le problematiche legali del caso: “Ho ancora per questo lavoro denunce pendenti sulla mia testa ma non dobbiamo scoraggiarci. Funziona perseverare per garantire una tutela al giornalismo investigativo” spiega James Ball.

Il progetto passa successivamente al secondo step con Chinaleaks, con l’intenzione questa volta di capire come l’offshore venga utilizzato nel paese orientale. A spiegare questa seconda fase sono Cecilia Anesi e Gianluca Martelliano dell’IRPI che illustrano la delicata operazione per riuscire a districare un’enorme quantità di dati, particolarmente impegnativa per lo scoglio ulteriore della lingua e quindi la necessità di un contatto nel territorio. “Quando abbiamo trovato qualcosa su Suntech non abbiamo mollato” e così la Anesi spiega come siano emersi gli investimenti illeciti nel sud Italia della società maggior fornitrice di pannelli solari. Anche il Guardian si occupa della Cina con la propria versione della storia ed è Bell a raccontare come dopo la pubblicazione dell’articolo il giornale, che in Cina goda di 400.000 lettori, sia stato bloccato.

Il panel si conclude con una riflessione sul difficile ruolo del giornalista coinvolto in indagini di questa portata: “La miglior protezione” secondo la Anesi “sta nel parlare a tutti, scambiare, pubblicare. Per la prima volta le persone coinvolte in Italia hanno deciso di parlare con i giornalisti; questa per noi è la miglior protezione”.

Valentina Marinelli