È possibile, in un'epoca in cui siamo abituati alla velocità, tornare a fare un giornalismo "lento" che miri a fare informazione solo dopo un adeguato fact-checking? È questo l'interrogativo che i giornalisti si pongono, pur lavorando in un ecosistema basato sulla rapidità. Se ne è discusso oggi, 9 aprile, nella sala convegni del Centro Servizi G. Alessi.
Hanno partecipato al panel Peter Laufer (SOJC Università dell'Oregon), Rob Orchard (cofondatore di Slow Journalism Company), Alberto Puliafito (direttore di Blogo), Antonio Talia (Informant).
Laufer ha dato inizio alla discussione concentrandosi sul problema dell'over-load ovvero un eccessivo flusso di notizie che fa solo rumore e confonde il lettore. Il docente universitario ha perciò chiarito quale dovrebbe essere il ruolo del giornalista in questo contesto: filtrare le notizie, fornendo un servizio basato sull'essenzialità, ed rieducare i lettori al giornalismo di qualità a pagamento.
Rob Orchard ha invece condiviso la sua esperienza imprenditoriale. Il magazine lanciato da Orchard (una pubblicazione che torna sui luoghi delle top-storiess dopo tre mesi dai fatti di cronaca) a tre anni dal lancio, conta circa 7000 copie vendute per ogni numero, con circa 3500 abbonati. Un esperimento che dimostra il potenziale di una audience di nicchia.
Ad arricchire il dialogo, Antonio Talia, di Informant, ha sostenuto che oggigiorno produrre contenuti di qualità, anche di tipo long-form, faccia risparmiare tempo al pubblico: al posto di scorrere un news-feed del quale ci si dimenticherà quasi immediatamente, si impegna il proprio tempo in una lettura interessante e costruttiva.
A fare da mediatore all'incontro è stato Puliafito, direttore di Blogo, il quale, in chiusura ha invitato i partecipanti ad acquistare l'e-book intitolato "Informarsi con lentezza", un libro i quali proventi sono destinati a giornalisti in difficoltà economiche.
Giovanni Giaccio