Perugia, 18 Aprile 2015 – Nell'era moderna e con l'avvento della rivoluzione tecnologica è andando riplasmandosi il rapporto fra giornalismo e social media.
È questo il tema affrontato quest'oggi alle ore 16 presso la Sala Priori dell'Hotel Brufani.
Ad intervenire Pierluigi Perri, docente di Informatica giuridica all'Università degli studi di Milano.
Nel corso dell'incontro si è spiegato come l'utilizzo dei social media da parte degli organi di informazione, oltre che necessitare l'acquisizione di abilità specifiche all'interno della redazione, offra tanto vantaggi ed opportunità quanto rischi e problematiche.
“Quod non est in social non est in mundo”. Rivisitando questo motto latino, Perri ha illustrato in maniera sintetica ma esaustiva, citando esempi significativi tratti dal mondo della cronaca più recente, quali siano gli aspetti positivi e quali quelli negativi dell'utilizzo dei social media come strumento redazionale.
“Social come dual use goods”: fra i vantaggi, c'è da riconoscere come le nuove modalità di fruizione delle notizie abbiano reso il giornalismo portatile, personalizzato e partecipativo.
L'informazione è infatti divenuta "up to date", l'offerta informativa vastissima; le testate on-line sfruttano software creati appositamente per la memorizzazione delle preferenze degli user al fine di impostare al meglio l'offerta fornita dal proprio brand.
Parola d'ordine è poi la comunicazione con il pubblico. Il "crowdsourcing" (ossia l'informazione fornita dai lettori stessi tramite l'invio di materiali e informazioni di prima mano alla redazione) è ormai riconosciuto a tutti gli effetti come uno strumento efficace e conveniente del fare giornalismo (a tal proposito Perri ha citato l'esempio dell'attentato di Londra del 7 Luglio 2005).
Il docente universitario ha sottolineato come sia tuttavia opportuno verificare l'attendibilità delle notizie fornite dal pubblico tramite l'incrocio di informazioni e la convalida delle fonti, al fine di garantire al lettore un rapporto fiduciario circa la serietà della testata stessa.
Per quanto riguarda gli aspetti negativi del fare giornalismo tramite l'utilizzo dei social, Perri ha fatto riferimento alla tendenza all'hate speech, ossia il rischio di ricevere commenti negativi ai propri articoli sul web, senza poterli filtrare o censurare; da tenere poi in conto le possibili violazioni etiche o giuridiche nelle quali il giornalista potrebbe imbattersi; la facilità di propagazione di eventuali errori ed una conseguente e maggiore difficoltà di rettifica.
Altra tendenza è poi quella che vede l'instaurarsi di una sorta di “redazione permanente”: agli occhi del pubblico il giornalista conserva la propria aura professionale anche quando si esprime in veste privata.
Alla luce di tutto ciò, Perri ha concluso la propria trattazione offrendo un panorama della legislazione riguardante la privacy, il trattamento dei dati personali, gli obblighi del giornalista nonché delle regolamentazioni adottate da redazioni ed agenzie di stampa, citando numerosi esempi concreti.
Molto importate è l'autoregolamentazione, che tenga conto del carattere pervasivo ed eterno di quanto pubblicato e dffuso sulla rete.
FRANCESCA MASCIOLI