Startup digitali in Europa tra sostenibilità e inclusione

Come realizzare un’idea di giornalismo sostenibile ed inclusivo?
Questa è la domanda a cui questa mattina presso Sala delle Colonne professori, manager, editori e giornalisti hanno cercato di rispondere.
In Europa si stanno muovendo importanti passi verso un nuovo modello di sostenibilità esteso al mondo del giornalismo. Si tratta di start-up digitali che, in collaborazione con aziende locali e con reti di volontariato assicurano un’informazione varia che supera le barriere culturali. Secondo Diane Kemp, docente presso la Birmingham City University, nel Regno Unito il 95% del giornalismo viene affidato a uomini e donne bianche sebbene la composizione e l’eterogeneità demografica del Paese suggerirebbero un’estensione culturale maggiore. Nelle vesti di consulente del Consiglio d’Europa la Kemp, infatti, è tuttora impegnata in una serie di progetti su inclusione e diversità, fra questi il progetto Div-A, acronimo di Diversity Accelerator, il cui obiettivo è di accrescere idee originali di start-up estese al mondo dei media e, soprattutto, di renderle sostenibili. Uno dei progetti che ha oramai spiccato il volo è Krautreporter, di cui Sebastian Esser ne è fondatore e direttore. Esser, con la sua piattaforma, ha tentato di superare le tradizionali forme di finanziamento, quali il crowdfunding, in quanto processi non ripetibili regolarmente e che non assicurano una fonte di guadagno continua. Krautreporter, infatti, si fonda su un rapporto di fiducia con i suoi utenti che a loro volta finanziano l’intero progetto. “Siamo proprietà dei nostri lettori”, afferma Essen. La natura del rapporto di fiducia fra giornalisti e lettori sta nella capacità da parte della piattaforma di cogliere preferenze, esigenze e domande dei secondi, così da assicurare una piena armonia a tutta l’attività. Anche Ivana D’Alessandro, impegnata dal 2004 presso il Consiglio d’Europa in progetti a sostegno dell’integrazione interculturale, è convinta che perché i media tornino a ricoprire un ruolo chiave nella società, è necessario che accolgano nelle loro maglie soggetti diversi fra loro veicoli di una rete estesa a più culture. Katrhyn Geels, freelance interessata alle innovazioni dei media, è convinta, infine, che un atteggiamento inclusivo da parte dei media non può prescindere da un’instancabile innovazione digitale e dalla ricerca di nuove opportunità offerte dall’era della sharing economy, i cui meccanismo consentono a tutti gli stakeholder gravitanti nell’orbita del digitale e della comunicazione, di ridurre i costi e di beneficiare di tempistiche più competitive.

Emilia Sgariglia