Marius Dragomir (direttore Center for Media, Data and Society), Marton Gergely (HVG), Andras Petho (cofondatore e direttore DIREKT36) e Jonathan Stein (direttore Project Syndacate) ci portano all’interno del sistema mediatico ungherese, raccontandoci, tramite la loro esperienza diretta e i loro studi teorici il funzionamento di questa struttura mediale oramai profondamente controllata dalle forze governative. Si è preso come riferimento indicativo il 2010, anno dell’elezione a Primo Ministro ungherese Viktor Orbán, leader del partito di destra Fidesz e già premier dal 1998 al 2002.
Da qui cominciano le vere fratture nel sistema democratico mediale ungherese in quanto Orbán, proprio come prima legge dall’inizio del suo mandato, costituisce delle nuove normative per regolare l’attività mediatica, quali soprattutto la nuova regolazione dei finanziamenti alle strutture mediali indipendenti (polarizzati tutti verso quelle aziende in possesso di oligarchi ungheresi vicino al governo) e la pubblicizzazione totale dei media già statali, con la nomina di nuovi capi istituzionali. Tutto ciò ha determinato una censura da parte delle forze governative per quei giornalisti e quelle strutture fin allora indipendenti non più libere di divulgare contenuti se non conformi con le direttive del governo. Numerosi esempi ci hanno portato a capire perchè Andras Petho, ad esempio, arriva a fondare un’organizzazione no-profit chiamata Direkt36 che, grazie sia alle collaborazioni internazionali e sia ai finanziamenti che arrivano dai lettori abbonati, riesce a trasmettere dei contenuti e a fare “fact-checking” nonostante le pressioni governative.
In conclusione, si sta assistendo a una perdita di fiducia, da parte soprattutto dei cittadini, verso il sistema mediatico ungherese, anche grazie al precedente sostegno del mondo intellettuale verso Orbán, ma è ancora possibile fondare nuovi media indipendenti in Ungheria, anche se con notevoli difficoltà perchè i finanziamenti statali sono tutti indirizzati a media di proprietà di oligarchi vicino al governo. Si deve spingere per una collaborazione con altri media e per un supporto internazionale che aiuti positivamente le ricerche e la pubblicazione di contenuti non a fini propagandistici e quindi indipendenti.
Benedetta Baldelli - volontaria press office IJf19