“Non si è mai sentito duro e arrogante?”. Con questa domanda, contenuta nel frammento dell’intervista a Enzo Ferrari, è cominciato, al teatro Pavone di Perugia, l’incontro con Gianni Minà, intervistato da Gennaro Carotenuto, docente all’Università di Macerata. Il Viaggio in 50 anni di storia del giornalismo italiano si è snodato fra ricordi e vicende della lunga carriera di Minà che hanno offerto lo spunto per parlare di Sud America e politica internazionale, sport e cultura, oltre agli aspetti legati alla professione giornalistica, dalla precarietà ai “segreti del mestiere”.
L’incontro è stato scandito dalla proiezione delle clip tratte da alcune delle più famose interviste del giornalista: oltre a Enzo Ferrari, Fidel Castro, Robert De Niro, Mohammed Alì e Maradona. “L’intervista è un duello – ha spiegato Minà – fra chi vuole sapere qualcosa e chi non è disposto a dirlo. Oltre a essere curioso, il giornalista deve mostrare profondo rispetto per l’interlocutore, solo in questo modo è possibile conquistare la sua fiducia.” Questa riflessione è stata lo spunto per affrontare le debolezze del giornalismo moderno, che “sembra non avere più voglia di approfondire, di aiutare la gente a capire, in una deriva gossippara e cabarettistica che si consegna ai poteri forti”. Un difetto non solo del giornalismo italiano, secondo Minà, ma dell’informazione del mondooccidentale, spesso caratterizzata dalla voglia di non capire, soprattutto verso quello che è sempre stato considerato il Sud del mondo, raccontato in modo folkloristico e superficiale. “Si parla del Brasile che non consegna all’Italia un vigliacco assassino come Cesare Battisti ma non delle risposte non date dal nostro Paese sulla Strategia della Tensione e delle conseguenze sulla nostra immagine all’estero”.
Il discorso si è poi spostato sul tema della precarietà per i giornalisti. “Sono stato un precario per 17 anni, ma devo ammettere che oggi è molto più difficile. Da precario, la RAI mi ha mandato negli Stati Uniti in diverse occasioni, oggi sarebbe impossibile”.
La fine della carriera in RAI, durante la presidenza di Letizia Moratti, gli anni alla guida di Latinoamerica e l’attività documentaristica, caratterizzata da premi e riconoscimenti internazionali (fra gli altri, Berlino, Siviglia, Montreal), hanno caratterizzato l’ultima fase dell’incontro. “Non pensate mai che qualcosa sia impossibile”, ha consigliato Minà ai giovani giornalisti.
Pietro Lombardi