Hotel Sangallo, ore 9.30
“Dobbiamo influenzare la società, partendo dalle scuole e da un giornalismo più responsabile che dedichi più spazio alla violenza contro le donne”. È stato questo l'appello lanciato da Emily Bell (Tow Center for Digital Journalism) durante il panel che ha aperto la terza giornata di Festival dall'Hotel Sangallo. Oltre alla giornalista inglese, le altre due relatrici dell'evento sono state
Lauren Wolfe (direttrice del Women Under Siege) e Stefania Ulivi (giornalista del Corriere della sera e responsabile del blog “la 27esima ora”). Punto focale del panel è stata la scelte delle parole adeguate per descrivere in modo responsabile e corretto la violenza perpetrata sulle donne nel mondo, ma soprattutto in Italia. Gli errori più ricorrenti sui media italiani, secondo Stefania Ulivi, sono la misoginia tra le righe e la continua ricerca di giustificazioni passionali per ogni violenza. “Non si possono più sentire racconti che iniziano dicendo: l'ha uccisa perché l'amava troppo. L'amore non c'entra niente con queste violenze, non si uccide per amore, e non si possono giustificare questi gesti come raptus passionali”, ha spiegato la giornalista del Corsera. Più globale, e internazionale, la visione della questione per Lauren Wolfe. La direttrice del Women Under Siege si è soffermata molto sul caso siriano, dove per raccontare i terribili episodi di cronaca sulla violenza subita dalle donne, ha lanciato un progetto virtuoso di crowdmap per geolocalizzare e segnalare tutti gli episodi denunciati.
Matteo Agnoletto