Whistleblowing digitale con Globaleaks

L’utilizzo di piattaforme di «Whistleblowing» tramite il software «Globaleaks». Questo il tema di cui si è parlato nel panel «Whistleblowing digitale con Globaleaks» che si è tenuto nell’ultima giornata del Festival Internazionale del Giornalismo e che ha visto tra i relatori Davide Del Monte direttore Transparency International Italia, Philip Di Salvo dell’Osservatorio Europeo di Giornalismo e infine Fabio Pietrosanti, presidente Centro Hermes.

Il Whistleblowing ha spiegato Philip Di Salvo  «è l’esposizione da parte di un membro di un’organizzazione di pratiche illegali, immorali o illegittime realizzate sotto il controllo della stessa organizzazione per cui lavora».

Una pratica attraverso la quale i fatti vengono esposti a persone o organizzazioni che possono in qualche mondo stimolare un’azione o una soluzione a riguardo.

Un sistema, hanno spiegato i relatori, che ha alcune caratteristiche: un atto individuale che ha il fine di rendere delle informazioni di dominio pubblico; l’informazione è indirizzata verso parti esterne all’organizzazione che la rivelano; le informazioni devono avere a che vedere con possibili irregolarità commesse all’interno dell’organizzazione in oggetto ed infine la persona che espone i fatti non è un giornalista ma al contrario un membro dell’organizzazione stessa.

«Il caso più grande – ha spiegato Di Salvo – è stato quello di Snowden fatto appunto assieme ad alcuni giornalisti. Questo importante caso ha portato in superficie il tema della sorveglianza mondiale e di quanto questo fosse esteso. Il tutto collegato ovviamente all’importanza della  protezione delle fonti, la necessità etica fondamentale di difendere la loro identità, gestendo i rapporti e le comunicazioni in maniera efficace anche online».

Dopo il caso «Snowden» il 64% dei giornalisti Usa ritiene che il governo abbia intercettato le loro comunicazioni online, il 29% ha cambiato il modo in cui comunica con i colleghi, il 49% ha modificato il modo in cui archivia documenti sensibili, il 71% non crede che gli Ips possano proteggere i loro dati, il 21% delle redazioni ha implementato strategie di digital security.

«Oggi – ha spiegato Di Salvo – la piattaforma di Whistleblowind consente a qualcuno che vuole comunicare qualcosa di poterlo fare  in modo anonimo e sicuro. Se viene messo a disposizione uno strumento visibile e che funzionata è più probabile che le persone possano denunciare i fatti».

Fabio Pietrosanti, presidente Centro Hermes, ha elencato i diversi modi nel mondo nei quali è stata utilizzata la piattaforma Whistleblowind. «Uno degli utilizzi primari – ha spiegato -  nasce dal mondo del giornalismo di inchiesta  e tre esempi intersanti sono: Irpi, Magyarleaks e Perun. Di fondamentale importanza per chi decide di utilizzare questa piattaforma è “metterci la faccia” per consentire ai chi ha delle notizie di potersi fidare». Infine, Davide Del Monte, direttore Transparency International Italia, ha illustrato Alac, l’iniziativa anticorruzione che è iniziata in Italia e che sta portando risultati molto importanti.

Giuseppe Fin