“Come vuoi morire?” Rapita nella Siria in guerra

Ore 11.00 Sala del dottorato

Susan Dabbous, la giornalista italo siriana rapita lo scorso anno in Siria, riporta la sua esperienza nel libro “Come vuoi morire?”.

A moderare l’incontro nella Sala del Dottorato, Maria Gianniti, inviata per la redazione esteri del Giornale Radio RAI, con la partecipazione di Richard Colebourn della BBC News e Andrea Iacomini, portavoce per UNICEF Italia.

Il libro non è solo un diario degli 11 giorni di prigionia, ma racconta uno spaccato della Siria, che in quel momento stava subendo una trasformazione importante.
Susan Dabbous racconta le sensazioni di quei giorni. Arrestata il 3 aprile in una chiesa sconsacrata nel villaggio cristiano di Ghassanieh, ha così assistito alla genesi di Isis, quello che poi è diventato il gruppo violento ed estremo, ripudiato anche da Al Quaeda.

L’Islamismo visto da un nuovo punto di vista. Susan racconta che quattro di quei giorni li ha trascorsi con la moglie di uno dei combattenti islamisti. Ma come sono stati questi giorni di convivenza con Miriam, 22enne tunisina, appena sposata matrimonio con un jihadista? La dimensione domestica di due estremisti islamici, diversa dall’idea che abbiamo sempre avuto su questa cultura, una vita coniugale, più normale di quanto si pensi.

Qual è il livello di copertura dei media per coprire il conflitto? Richard Colebourn della BBC parla della visione di Susan come un’interessante punto di vista dall’interno, nonché inconsueto nel disegnare i rapporti con i gruppi più minacciosi.
Le difficoltà degli spostamenti in quei luoghi, la mutevolezza e instabilità delle situazioni, rapporti strani e variabili tra i gruppi, sono le incognite per i reporter in Siria. Il vantaggio della BBC, afferma Colebourn, sta nell’aver iniziato molto presto la copertura della guerra, per mantenere una presenza costante nel corso degli anni. Ma il problema è che questa storia richiede enormi risorse: giornalisti siriani in Turchia o Libano e una grande pianificazione sono state fondamentali per il lavoro dell’emittente britannica in quei territori. Per molte redazioni è difficile mantenere costi simili, ed è necessario un investimento serio.

Un’emergenza, quella della guerra in Siria, che è anche umanitaria, soprattutto con riguardo alle fasce più giovani della popolazione. Dei 6milioni di siriani sfollati il 50% è rappresentato da minori, come afferma Andrea Iacomini, portavoce di UNICEF Italia. Nelle sue visite ai campi profughi ha incontrato famiglie che hanno una dignità diversa rispetto a quella dei rifugiati di altri luoghi, di solito appartenenti alla classe medio-borghese. Il loro obiettivo non è restare in Italia, ma partire alla volta di altre nazioni, prime fra tutte Svezia e Germania. La denuncia è anche per gli scafisti a quattro ruote, che di quegli spostamenti si occupano e se ne approfittano illegalmente .
Una situazione molto complessa quella siriana, che con l’ascesa dei gruppi estremisti, ha visto la situazione complicarsi notevolmente. Un conflitto che ha rilevato l’incompetenza dell’occidente, dove nessuno ha avuto e ha buone idee per gestire l’emergenza.
Qual è il futuro della Siria? Richard Coleborun si dichiara pessimista, guardando ad un futuro difficile da cui non arrivano segnali di speranza. Le complicazioni del conflitto interno, hanno portato attualmente ad una fase di stallo tra le due parti. Non ci sono segnali di transizione politica. Susan Dabbous invece è ottimista: anche qui finirà la guerra un giorno, ma bisogna capire quando.