Usare i social media come fonti

Jess Hill, reporter del Global Mail, spiega a Perugia in che modo è riuscita a seguire la primavera araba da Sidney. Come?

Ovviamente aprendo un account su Twitter, ma non solo. "Un cinguettio non basta per fare del buon giornalismo. Affinché una notizia sia verificata con buona approssimazione, bisogna valutare fonti diverse e attendere che 3 o 4 diano la stessa versione", racconta la reporter australiana.

Hill spiega che "è importante costruire reti di fonti sui social network, ma bisogna valutare attentamente i problemi etici che derivano dalla verifica delle fonti stesse". Per mettere in pratica questi concetti di base, il suggerimento principale è quello di seguire le persone che danno più spesso notizie precise e affidabili. Diventa necessario così "costruire un rapporto di fiducia con poche persone - continua Hill - io per esempio, ho chiesto alle mie fonti di seguirmi su Twitter, in modo da potere scambiare anche messaggi privati, meno ingessati e più confidenziali".

Tuttavia è ineludibile la necessità di soppesare le informazioni ricevute da utenti spesso sconosciuti. Bisogna così cominciare a coltivare più fonti, non solo online ma anche offline, perciò usando le tecniche del giornalismo tradizionale. "Ho usato le mie fonti su Twitter per ottenere numeri di telefono di persone residenti a Bengasi- racconta Hill - eppure solo una fonte su dieci di quelle conosciute su Twitter mi è stata utile in questo senso". Ma come si possono verificare a distanza tutte le informazioni raccolte dallo schermo di un pc? "Mi è capitato che una fonte mi parlasse al telefono di decine di dimostranti che si lanciavano da un ponte, dietro minaccia dei militari, e allora mi capitò di scrivere dell'accaduto senza verificare nulla, perché eravamo gli unici parlarne", confessa la reporter del Mail.

Insomma, talvolta l'esclusiva può diventare più importante della verifica delle informazioni raccolte. Le difficoltà però sono spesso a monte, cioè nell'accreditarsi con la fonte quale persona di fiducia.
"È necessario convincere la fonte dell'importanza che le sue informazioni potrebbero rivestire nel mondo occidentale", confessa Hill. Perciò "bisogna garantire la massima protezione dei suoi dati, rassicurarla sull'anonimato, ma soprattutto cercare poche persone fidate e fargli capire l'importanza di tutto ciò che hanno da raccontarci". Il paradosso della rete è però quello che internet produce una mole di informazioni imponente e che quindi bisogna selezionare. Sta al giornalista mettere alla prova fonti nuove per valutarne l'affidabilità quali persone super partes. "Su Twitter è difficile trovare delle persone animate dalla sola passione verso ciò di cui vogliono parlare - conclude Hill-  spesso ci sono solo attivisti pro-opposizione oppure gerarchi filo governativi".

Perciò diventa importante mettere a confronto le versioni di attivisti e blogger, giornali locali e grandi quotidiani internazionali. Tutto ciò, in fondo, per evitare di cadere nel tranello più facile: diventare tifosi dei rivoltosi, o strenui difensori dei repressori.