Attacchi con droni: come riconoscerli, come monitorarli

“Sembrava come giocare a un videogame, programmando e effettuando, da lontano e con un solo click, l’uccisione di una o più persone”. Queste sono le testimonianze di Brandon Bryan , Aaron e altri ex operatori nel servizio militare americano riguardo i droni armati. È forse una delle immagini chiave più significative sull’atrocità di questi strumenti militari così potenti e nascosti che vengono utilizzati in Yemen, Iraq, Siria, Afghanistan e Pakistan; causando moltissimi morti. I droni rappresentano quindi uno dei dispositivi principali nella guerra contemporanea, ma proprio come la loro capacità di nascondersi e di controllare e manovrare tutto al di sopra dell’orizzonte terrestre, allo stesso modo le loro capacità e i loro attacchi vengono tenuti segreti dalla maggioranza dei governi che li adoperano.
Partendo dalla testimonianza di Laura Silvia Battaglia, giornalista d’inchiesta, ci siamo accorti che tra il 2002 e il 2017 in Yemen ci sono stati ben 206 attacchi di droni, che hanno provocato 866 morti tra cui 46 e 48 bambini. L’orrore come al solito sta nel coinvolgimento di civili che ingiustamente muoiono violentemente e di cui le famiglie non possono neanche sapere dettagli; chi e come ha ucciso il proprio figlio, fratello o marito…  Come nel caso di un’operazione militare che Trump ha definito “di successo”, dove venti soldati per assassinare un sospettato in una casa hanno finito con l’uccidere anche donne e bambini, tra cui la figlia del ricercato che non centrava niente. O anche la strategia del “doppio attacco”, scoperta dal Bureau of Investigative Journalism e riportata da Jack Serle; in cui la CIA per assicurarsi l’uccisione dei militari di Al Quaeea, ricorre a un attacco subito in seguito ad un altro, non curandosi dei civili che stanno cercando di mettersi in salvo.
Oltre alla morte, enormi sono anche le conseguenze psicologiche su chi assiste ad attacchi del genere, su bambini come Jail; che non riescono a dormire la notte per gli incubi e i costanti forti rumori nella sua mente. E in più sentimenti quali rabbia, sfiducia nella mancata protezione e paura. Per questo motivo molti civili sono passati all’Isis, hanno peggiorato i loro rapporti interni e quelli nei confronti degli occidentali ovviamente.
Cosa cercano di fare quindi persone come Laura Silvia Battaglia, Jack Serle, Philip Di Salvo, facente parte della Osservatorio Europeo del giornalismo e Jessica Dorsey? Innanzitutto fare luce sulla verità è rispettare il diritto d’informazione per comunicare a noi che siamo lontani e alle vittime cosa succede.  A causa dei segreti di stato per la sicurezza nazionale risulta quasi un diniego totale, ma in realtà chiunque ha diritto a sapere e ad avere giustizia. Se ne occupano anche i WhistleBlowers, “i soffiatori di fischietto”, che individuano e denunciano pubblicamente le attività illecite o fraudolente all’interno del governo, di un’organizzazione privata o di un’azienda. Persone come Snowden, Manning, Serpico.
Jessica Dorsey, PAX, ha portato avanti il progetto sui droni commissionato dall’UE, la quale ne vorrà discutere in futuro al Parlamento. Le leggi ci sono ma vanno chiarite, soprattutto al livello giuridico-interpretativo. È importante porre dei limiti concisi sulla difesa e sui i diritti umani e cercare di evitare morti cruenti di persone innocenti, soprattutto bambini.
Cristiana Santoro