Breaking news: ripensare il giornalismo

"Siamo all'inizio della rivoluzione dell'informazione, nel momento in cui possiamo ancora intervenire", così ha esordito Alan Rusbridger, direttore della Lady Margaret Hall all'Università di Oxford e direttore del Guardian dal 1995 al 2015. Proprio alla rivoluzione copernicana che il giornalismo sta vivendo è stato dedicato il panel ospitato dalla tredicesima edizione del festival del giornalismo, che ha visto anche la partecipazione di Mathew Ingram, chief digital writer del Columbia Journalism Review.
Oggi il giornalismo cambia pelle: ne è prova la tendenza sempre più diffusa e crescente che vede protagonista l'interazione con il lettore. Infatti, come spesso accade sui blog, il giornalista avvia un dibattito con i lettori, partecipa solo occasionalmente, ma in questo modo riesce a raccogliere ed immagazzinare i diversi punti di vista. Cosi, è proprio il lettore a guidare nella stesura dell'articolo, offrendo precise istruzioni sul contenuto che si aspetterebbe di leggere.
Altro snodo fondamentale in questa rivoluzione è rappresentato dalla contrapposizione tra sistema informativo basato sulla pubblicità e paywall. In quest'ultimo caso, i risultati potrebbero essere pericolosi: si tratta di dare un prezzo alla democrazia, limitando la possibilità di accesso alle informazioni. 
Un esempio della controproduttività del sistema è rappresentato dal caso della ragazza svedese stuprata da musulmani. Alcuni tweet accusavano l'insabbiamento della notizia, i gruppi di destra hanno provveduto a strumentalizzare l'accaduto. Ma la notizia era stata diffusa dai paywall, quindi non immediatamente fruibile ai più, e molto differente rispetto alla rielaborazione erronea. 
Per affrontare nel miglior molto possibile il cambiamento è opportuno informare i lettori, per dare loro la possibilità di scegliere nel modo più opportuno. Altrettanto importante è anche chiedere e capire il tipo di informazione che il lettore si aspetta di leggere. 

Serena Grasso - volontaria press office IJF19