Come difendersi dalla sorveglianza digitale

Informazioni. Una moltitudine di informazioni. Sono quelle che, involontariamente, spargiamo anche tramite un gesto banale come la raccolta punti del supermercato sotto casa, tramite la quale barattiamo i nostri dati con una caffettiera o un aspirapolvere.
Ragguagli da non sottovalutare quelli denocciolati da Alessio Pennasillico, security evengelist, nel panel “Come difendersi dalla sorveglianza digitale”, tenutosi oggi, 10 aprile 2016, presso la Sala Priori del Grand Hotel Brufani Palace di Perugia, nella decima edizione del Festival Internazionale del Giornalismo, in programma dal 6 al 10 aprile. L’evento è organizzato in collaborazione con le Cattedre di Informatica Giuridica e Informatica Giuridica Avanzata dell’Università degli Studi di Milano.
La sorveglianza globale sia commerciale, sia politica, sia personale e il controllo dei dati, delle informazioni e della vita delle persone sono diventati temi di grande attualità. Le tecnologie correnti consentono di intercettare, sorvegliare e monitorare quasi tutte le attività effettuate in rete, sia da privati sia all’interno di realtà commerciali e infrastrutture critiche.
Alesio Pennasillico ha analizzato le più comuni tecniche di sorveglianza sia interpersonale, con riferimento alla vita privata, sia finalizzate a spionaggio industriale e istituzionale, e le più comuni modalità di difesa.
Non è possibile difendersi in maniera sicura al 100% poiché, anche involontariamente, rilasciamo tracce e informazioni sul nostro conto.
Una informazione di scarso valore, rubata in un determinato contesto, può acquisire un peso importante. È il caso, ad esempio, di username e password di una matricola universitaria, poiché probabilmente, ne avrà scelta una già utilizzata in precedenza e quindi non difficile da rintracciare.
Personal computer, cellulari, navigatori, automobili ed altro ancora contengono migliaia e migliaia di informazioni sul possessore e quindi, prima di disfarsene è opportuno resettarli.
È opportuno essere consapevoli dei rischi che si corrono e del fatto che esistono strumenti e comportamenti che possono aiutarci a difenderci dalla sorveglianza digitale. La prudenza in questi casi è  molto di aiuto perché anche se non posso avere il controllo sui comportamenti altrui posso cercare di limitare i possibili danni.

Catia Marcucci