COME FARE BUON GIORNALISMO SULLO SVILUPPO E LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

La maggior parte della gente comune, intervistata per strada, non sa quasi nulla sulla cooperazione internazionale. A dirlo è un video proiettato all’inizio del panel “Come fare buon giornalismo sullo sviluppo e la cooperazione internazionale” che si è tenuto oggi giovedì 16 aprile alle 16.30 al Centro Servizi G. Alessi. All’incontro sono intervenuti: Silvia Pochettino, giornalista per DevReporter Network, Elisa Anyangwe cronista freelance, Lonneke van Genungten vicedirettore OneWorld Magazine e Giordano Cossu fondatore di Hirva Lab. Si è parlato del progetto europeo DevReporter Network nato per migliorare la comunicazione sullo sviluppo e sulla cooperazione internazionale in tre Paesi: Francia, Spagna e Italia e in particolare ha l’obiettivo di migliorare la quantità e la qualità dell’informazione sul tema. Nell’ambito dei media che trattano l’argomento, per prima cosa bisogna adottare una comunicazione semplice che arrivi alla gente il prima possibile.
Innanzitutto bisogna sottolineare qual è il vero significato della parola cooperazione e distinguere la diversa connotazione del termine tra i giornalisti e gli attori della cooperazione internazionale. Parlando dello sviluppo nei paesi svantaggiati nel sud del mondo, il problema centrale che emerge è la disinformazione geografica: nella maggior parte delle testate giornalistiche si parla di Africa come se fosse un Paese e non un continente. A evidenziare l’importanza di contestualizzare le storie che si raccontano è Elisa Anyangwe, commissioning editor per il Guardian: “Spesso siamo interessati alle storie di quei paesi che hanno più cose in comune con il nostro”.
A intervenire nel dibattito è anche Lonneke van Genungten  della rivista OneWorld Magazine, principale piattaforma multimediale olandese sui temi dello sviluppo e della sostenibilità. A questo proposito introduce la questione su come i quotidiani trattano i Millenium Development Goals, gli otto Obiettivi di sviluppo del Millennio che i 191 stati membri dell'ONU dovrebbero raggiungere entro il 2015. “La cooperazione olandese – ha fatto sapere la cronista – sta calando a causa del cambiamento politico in atto”. Un testo deve essere sempre correlato di numeri, “lasciare che i dati raccontino la storia”.
La parola passa a Giordano Cossu, specializzato in webdocumentari che fornisce un vero e proprio vademecum con i sette ‘ingredienti etici’ indispensabili per realizzare un buon reportage: scattare o riprendere nel rispetto dell’eguaglianza, solidarietà e giustizia; spiegare il problema senza attirare l’attenzione; evitare stereotipi o semplificazioni; coinvolgere le persone intervistate e spiegare dove saranno pubblicate le immagini; concedere del tempo per far parlare liberamente; prendere nomi e contatti e infine fare da intermediari con i bambini e le persone vulnerabili, facendo in modo che siano le persone del posto a raccontare le loro storie. “E’ fondamentale – spiega Cossu – documentarsi bene prima di andare nel Paese dove si vuole realizzare il proprio reportage”. Ma chiarisce anche come dopo la documentazione, si debba ‘dimenticare’ tutto, per andare oltre e ricominciare da zero.

Ilenia Inguì