Come i ragazzi sopravvissuti alla strage di Parkland hanno dato vita al movimento “March For Our Lives”

«Prevenire la violenza armata in America e altrove, mostrare le iniziative della scuola, promuovere l’uso del giornalismo e delle piattaforme social per generare cambiamenti». Questi i tre punti toccati nel panel del 6 novembre al Teatro Morlacchi, durante il Festival del Giornalismo di Perugia, da Jaclyn Corin e David Hogg, due dei sopravvissuti alla strage di Parkland in Florida dove il 14 febbraio 2018 ha avuto luogo una delle sparatorie più violente degli Stati Uniti che ha visto la morte di 17 studenti. I due giovani hanno fondato la "March For Our Lives", oggi il più importante movimento giovanile americano. «La cosa peggiore è tutto ciò in America è la normalità, visto che le armi da fuoco sono parte della nostra cultura». Il privilegio di essere sopravvissuti li ha spinti a voler diventare agenti del cambiamento. Corin ha organizzato un viaggio studentesco per incontrare i capi di stato; da quel momento le notizie si sono diffuse rapidamente e anche i media tradizionali hanno permesso al movimento di prosperare. «Abbiamo creato le nostre piattaforme, usato meme, dati statistici, linguaggi forti, ottenendo un successo maggiore di quel che ci aspettavamo». La manifestazione del 24 marzo 2018 ha visto la partecipazione di quasi un milione di persone, proseguita con un tour che ha toccato 50 paesi. I ragazzi dialogano anche con le comunità in disaccordo: uno studio ha rilevato che da allora il numero di articoli sulle armi da fuoco è più che raddoppiato. Nell’arco del 2019 sono almeno 20 gli Stati che hanno in calendario l’esame di progetti di legge sul controllo delle armi da fuoco. L’obiettivo è ispirare i giovani e la loro energia inespressa affinché siano in prima linea per tutti i cambiamenti sociali della storia.David Hogg prima del 14 febbraio voleva diventare giornalista. Il giorno della sparatoria ha voluto documentare tutto per la paura che dopo due settimane l’evento sarebbe svanito nel normale ciclo delle notizie. Insieme alla sorella quattordicenne ha scritto un libro, #NeverAgain. Bisogna dire la verità sull’NRA, la potente lobby delle armi da fuoco: «Voglio incoraggiarvi a parlare di violenza. Parlate con le persone che davvero sono colpite, anche i giovani. Non lasciateli mai da parte». Le campagne social distorcono la verità, bisogna lottare contro le fake news. Un altro tema da affrontare è la violenza delle armi presentata a fianco alla razza: «se chi spara è bianco, è affetto da una psicopatologia». Gli USA danno armi ai dittatori di tutto il mondo, le armi fanno parte della loro economia e causano morte ovunque. «La lezione che abbiamo imparato – dice Hogg – è che i politici non fanno niente finché non hanno paura, quindi invito i giornalisti a non farsi spaventare dalle minacce, a non molestare chi ha subito un trauma, a sostenere gli attivisti». Con riferimento alla recente strage in Nuova Zelanda e i provvedimenti del primo ministro, conclude dicendo che in USA c’è ancora molto lavoro da fare.

Alessandra Paparatty - volontaria press office IJF19